La furbata del Trombone, della Santa e del Fico Fiorone

30 novembre 2007
30 novembre 1786

Il Granducato di Toscana abolisce la pena di morte

C’era una volta il Movimento Abolizionista.
Era un movimento piccolo ma tosto.
Era solito vincere le sue battaglie perché formato da gente preparata che leggeva, scriveva e convinceva.
Ottenne il suo successo più grande nel 1989, quando le Nazioni Unite approvarono il Secondo Protocollo: quello al cui primo articolo si legge che “Nessuno … sarà giustiziato”.
Purtroppo le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU non hanno potere coercitivo e non possono costringere un governo a fare quello che non vuole fare. Così il Secondo Protocollo si aggiunse ai molti atti abolizionisti delle NU; mentre il Movimento continuava a convincere i paesi a chiudere con la pena capitale.

Fu a questo punto che arrivarono i Furbini.
Costoro, che nulla sapevano di pena di morte e diritti umani ma erano bravissimi a farsi pubblicità, si proclamarono gli unici veri abolizionisti e tirarono fuori la Furbata del trombone, della santa e del fico fiorone.
Perché chiedere l’abolizione della pena di morte? – dicevano – Perché condurre queste assurde battaglie fondamentaliste?
Facciamoci furbi, agiamo d’astuzia, compiamo un passo verso i forcaioli e offriamo loro un “punto di equilibrio”. Chiediamogli solo una moratoria delle esecuzioni. Così da portarli dalla nostra parte senza che nemmeno se ne accorgano.
Proponiamo quindi:
“un compromesso creativo con la pena di morte, un luogo di incontro, il minimo comune denominatore tra abolizionisti e mantenitori: i paesi che la hanno abolita fanno un passo verso coloro che ancora la prevedono nelle leggi e la praticano, i paesi che la mantengono e la praticano fanno un passo verso gli abolizionisti e, pur mantenendola nei codici, decidono di non eseguirla.”
I Furbini non furono mai in grado di spiegare per quale oscura ragione i paesi forcaioli avrebbero dovuto accettare la moratoria e per quale arcano motivo avrebbero dovuto abboccare al “compromesso creativo” sospendendo le esecuzioni, ma l’idea piacque (anche se solo in Italia) e l’avventura ebbe inizio.
Nel 1994 e nel 1999 la Furbata parve funzionare.
Alle Nazioni Unite i paesi forcaioli si mostrarono disposti a approvare un documento in cui si proponeva una sospensione delle esecuzioni. Purtroppo lo avrebbero votato solo se questo avesse contenuto il famoso “Emendamento Singapore”. Ovvero: i forcaioli firmavano una Risoluzione che non valeva nulla e non li obbligava a nulla, ma intanto ci infilavano dentro la perentoria affermazione dell’assoluta sovranità statale in materia di pene e punizioni.
Per fortuna i paesi abolizionisti mandarono tutto all’aria.

Anatema! Anatema!

I Furbini strillavano e starnazzavano.
Anatema! Anatema!
Avete distrutto le speranze dei condannati a morte!
Siete complici dei boia!
Siete solo degli antiamericani!
Anatema su di voi!

Così, di insulto in insulto, si è arrivati a una nuova edizione della Furbata del trombone, della santa e del fico fiorone.
I Furbini si pavoneggiano, ma, intanto che loro starnazzavano, il Movimento portava il numero dei paesi abolizionisti a superare quello dei forcaioli e degli indecisi.
I Furbini si vantano, ma i paesi forcaioli, alla faccia del compromesso creativo, votano contro la risoluzione perché non contiene il famigerato “Emendamento Singapore”.
I Furbini sbavano, ma se si eviterà una catastrofe (come lo statuto della Corte Penale Internazionale) non sarà certo per merito loro.

C’era una volta il Movimento Abolizionista.
Speriamo ci sia anche domani.

Da Natale prometto di essere più buono

Claudio Giusti

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