Per una moratoria delle esecuzioni

Al Ministro Massimo D’Alema e al Movimento Abolizionista.

Per una moratoria delle esecuzioni.

29 giugno 2007
Furman Day

Per prima cosa, se dovessi preoccuparmi di ottenere una richiesta di moratoria delle esecuzioni da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, getterei i radicali di Nessuno tocchi Caino in pasto agli squali.
Poi chiederei aiuto e consiglio ai molti abolizionisti che hanno corpose bibliografie alle spalle: Hood, Prokosch, Schabas, Hodgkinson, Bedau, Dieter, Sarat, Rodley, Neumayer, (scusate se non li cito tutti).

Quindi proporrei che la Risoluzione ricordasse la Proclamazione di Teheran del 13 maggio 1968, in cui le Nazioni Unite affermavano ancora che:

“It is imperative that the members of the international community fulfil their solemn obligations to promote and encourage respect for human rights and fundamental freedoms for all without distinctions of any kind such as race, colour, sex, language, religion, political or other opinions;
The Universal Declaration of Human Rights states a common understanding of the peoples of the world concerning the inalienable and inviolable rights of all members of the human family and constitutes an obligation for the members of the international community

Inoltre imporrei la citazione delle numerose prese di posizione abolizioniste dell’Assemblea Generale:

Risoluzione 2857 del 20 dicembre 1971
Risoluzione 32/61dell’8 dicembre 1977
Risoluzione 35/172 del 15 dicembre 1980

Senza dimenticare le Garanzie Ecosoc e il Secondo Protocollo Opzionale all’ICCPR del 15 dicembre 1989.

Dopo di che pretenderei che in ogni caso l’Assemblea chieda:

Che tutti i paesi del mondo aboliscano immediatamente e senza condizioni quel sacrificio umano chiamato pena capitale,

Che tutti i paesi del mondo ratifichino i numerosi strumenti internazionali abolizionisti esistenti, dando così attuazione alle trentennali raccomandazioni dell’ONU volte a raggiungere la totale scomparsa della pena di morte,

Che la moratoria delle esecuzioni sia accompagnata dalla moratoria delle sentenze capitali e da una generale commutazione delle condanne a morte, in modo da impedire che le condizioni, spesso atroci, nel braccio della morte siano esse stesse causa di sofferenze e decessi,

Che l’eventuale Risoluzione sia chiara e limpida e non consenta passi indietro nella lotta per il rispetto dei diritti umani, come invece è accaduto con le bozze di Risoluzione presentate nel 1994 e nel 1999 che contenevano il cosiddetto “emendamento Singapore” (1).

Infine

Ritenendo che il rispetto dei diritti umani universali dovuti ad ogni individuo sia un chiaro obbligo per tutti gli stati e un dovere di tutte le persone, vorrei che, indipendentemente da ogni futuro avvenimento, i procuratori, i giudici, i giurati e i giudici popolari di tutto il mondo si astengano in ogni caso dal chiedere, imporre e pronunciare sentenze di morte.

Claudio Giusti
Ringrazio Alessia Bruni per la sua coerenza, chiarezza e amicizia.

(1) L’ “emendamento Singapore” è apparso in diverse forme, ma tutte avevano lo scopo di trasformare il rispetto dei diritti umani in un fatto interno a ogni stato, su cui la comunità internazionale non avrebbe il diritto di intervenire.
“Affirming the sovereign right of states to determine the legal measure and penalties which are appropriate in their societies to combat serious crimes effectively” (William Schabas “The Abolition of the Death Penalty in International Law”. Cambridge U.P. 1997 p.188 e anche Amnesty International ACT 53/005/1999 01/12/1999)

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