USA : si prospettano esecuzioni piu’ veloci ma con meno garanzie

di Rico Guillermo
Il segretario alla giustizia USA Alberto Gonzales ha annunciato questa settimana che il dipartimento da lui guidato “aiutera’” i vari Stati americani ad accelerare i loro processi di esecuzione.

La nuova proposta – derivante in modo artificioso dal rinnovo del Patriot Act, in realta’ nato come legge antiterrorismo – stabilisce una rigida tabella di marcia per gli appelli federali a disposizione per ciascun prigioniero nel braccio della morte, a condizione che il ministero della giustizia ritenga dignitosa la difesa garantita dallo Stato ad un imputato. La prerogativa di valutare l’adeguatezza della difesa e’ stata fino ad oggi dei giudici federali, ma il ministro intende avocarla a se’.

Gonzales era gia’ noto per molti aspetti controversi relativi ai prigionieri e ai processi, dalle note possibiliste sugli interrogatori “duri” ai detenuti al siluramento di procuratori federali scrupolosi con i casi che prevedevano la pena di morte, pena verso la quale egli si e’ sempre mostrato propenso, nonostante il crescere dei condannati scagionati grazie alla prova del DNA o di altre prove, magari dopo dieci o venti anni passati nel braccio della morte (almeno il 5% dei condannati a morte sono stati riconosciuti innocenti negli ultimi anni, ma i casi sono in aumento).

Quando George W. Bush era governatore del Texas e Alberto Gonzales era il suo consulente legale, la mattina di un’esecuzione, Gonzales trasmetteva un appunto a Bush che ricapitolava i fatti del caso e che riportava in basso le parole ‘CONCEDERE’ o ‘NEGARE’. Invariabilmente, Bush segnava ‘NEGARE’ persino nel caso di Terry Washington, un 33enne con la capacita’ mentale di un bambino di 7 anni (la Corte suprema nel 2002 ha stabilito come incostituzionale l’esecuzione di un ritardato mentale). Alla fine dei suoi sei anni come governatore, Bush aveva approvato l’esecuzione di 150 uomini e due donne, piu’ di ogni altro governatore della storia americana, e spesso – secondo l’editorialista Alan Berlow – senza conoscere realmente i punti che facevano traballare una sentenza di condanna.

Una felice sintesi delle critiche e perplessita’ sulla figura di Gonzales si trova proprio in un commento di Alan Berlow sul Washington Post del novembre 2004, alla vigilia dell’avvicendamento con il predecessore John Ashcroft al ministero della giustizia: “Nella designazione di Alberto Gonzales come prossimo Procuratore Generale, il presidente Bush ha selezionato un uomo con una lunga abitudine a dargli il genere di consiglio legale che desidera. Purtroppo, quel consiglio non e’ stato sempre di alto livello professionale o di calibro etico”.

Anche l’ultima dichiarazione di Gonzales sulla velocizzazione dei processi di pena capitale ha suscitato i commenti critici degli esperti – contrari e favorevoli alla pena di morte – proprio sulla ricaduta giuridica della proposta e sugli aspetti etici. Secondo alcuni si tratta di una usurpazione delle competenze dei giudici federali, come se Bush e Gonzales si fossero posti a supremi giudici per la pena di morte in tutta la nazione, per giunta con i metodi approssimativi di quando gestivano la giustizia in Texas.

Il prof. Eric M. Freedman – un docente di legge all’Universita’ di Hofstra (New York) che espresse parere negativo contro la legge a nome dell’associazione americana degli avvocati nel 2005 – ha spiegato ad Adam Liptak, del New York Times, che “Dopo che i tribunali hanno trovato ripetutamente che lo Stato non stava fornendo una difesa adeguata nei casi capitali, il congresso ha deciso di risolvere il problema con il semplice trucco di permettere al segretario alla giustizia di annunciare che cio’ non esiste”, ma Gonzales puo’ certificare anche che la luna e’ fatta di groviera: “il modo di migliorare il sistema penale capitale non e’ di negare che vada corretto, ma piuttosto dedicare le risorse necessarie a migliorarlo”.

Secondo David E. Dow, docente di legge all’Università di Houston, “e’ evidente che il sistema capitale della giustizia non e’ efficiente. Ma l’efficienza non può essere l’unico obiettivo. Anche l’esattezza deve interessare”. Secondo il professore e’ rilevante il fatto che il governo federale desideri accelerare le esecuzioni di fronte agli errori riconosciuti e desideri farlo proprio mentre la prova del DNA sta diventando disponibile in sempre piu’ casi, e questo “aumentera’ il rischio che alcuni Stati eseguano una persona che in seguito si verifichera’ essere non colpevole”.

Secondo David L. Raybin (autore dello statuto della pena di morte del Tennessee), questa proposta non fara’ che aumentare il contenzioso e aumentare i ritardi, mentre esistono altri rimedi per velocizzare i processi nei casi di omicidio, anche se oggettivamente molte persone ammetterebbero che i procedimenti nei casi che prevedono la pena di morte negli USA sono “intollerabilmente lenti”, con appelli “infiniti” per la cui soluzione occorrono decenni.

Raybin sottolinea che la maggior parte dei prigionieri in attesa di esecuzione nel Tennessee muoiono per cause naturali, mentre in California i suicidi nel braccio della morte superano le esecuzioni (la nuova legge e’ stata spinta infatti da Stati come Arizona e California, in cui i tempi per le esecuzioni sono biblici, mentre in Stati come la Virginia la media per ‘terminare’ un condannato e’ 7 anni). Secondo Raybin, una volta presa la decisione politica di adottare la pena di morte – che egli ritiene non contraria alla Costituzione USA – non si dovrebbero quindi consentire irragionevoli ritardi al giudizio in tribunale.

Ma, sottolinea il giurista, non e’ con la proposta di Gonzales che si migliora la situazione, anzi, in qualche caso la nuova proposta potrebbe non funzionare, data la diversa regolamentazione penale dei vari Stati. Piuttosto, se il governo federale costituisse un fondo per aumentare il numero dei procuratori e difensori d’ufficio e desse alle aree metropolitane principali i loro propri laboratori di analisi criminale, questo potrebbe davvero accorciare drasticamente i tempi in tutti i casi di omicidio (e magari, aggiungiamo, anche contribuire ad accertare la verita’, dotando gli imputati poveri di una difesa dignitosa ed effettuando prima, e non dopo la condanna, prove certe come quella del DNA).

* si ringrazia Claudio Giusti

Osservatorio sulla legalita’, 20 agosto 2007

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