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Visco, Speciale e la legalità.

Il Corriere della sera [1] del 23 Settembre 2007 pubblica (pagine 1 e 34) un commento di Piero Ostellino [2] con il titolo che volutamente (e polemicamente) abbiamo copiato. E’ davvero incredibile che si consenta (per di più in riquadro a due colori per richiamo del lettore) un tal guazzabuglio di imprecisioni e di asinerie: sottoposto ad una seria commissione d’esame l’elaborato non potrebbe che condurre all’insufficienza e alla conseguente bocciatura.Il dottor Ostellino (postellino@rcs.it [3]) interviene da par suo nella polemica aperta dal rimosso capo della Guardia di Finanza nei confronti del vice-ministro, dottor Visco, dopo la sollecitazione di alcuni lettori i quali gli avrebbero confessato (sic!) di non conoscere la differenza fra illecito e illegittimo e di non poter così comprendere dove si collocassero ragione e torto; e poiché, come vedremo presto e facilmente, la risposta è senza capo né coda l’autore sente la (preventiva) necessità di scusarsi per la (sconclusionata) lezioncina di filosofia del diritto (pessima prova di un maestro impreparato). Ci spiace, ma, considerando anche il corrispettivo elevato ricevuto dal Corriere, le scuse non possono essere accettate.
L’esordio (nel riquadro) già contiene un’informazione inesatta: “la Procura della Repubblica ha chiuso la vicenda Visco-Speciale assolvendo Visco per non aver commesso alcun atto illecito”. La Procura, dottor Ostellino, non può “assolvere” nessuno, che si chiami Visco o che si chiami Speciale; e neppure ha in linea generale il potere di chiudere un caso. In Italia vige la separazione delle funzioni (che è altra cosa dalla separazione delle carriere: stia fermo sulla sedia, dottor Ostellino, e si documenti prima di scrivere sciocchezze); dunque la Procura apre un fascicolo (come in questo caso, avvisando l’indagato per garanzia) e, dopo le incombenze ritenute necessarie nel singolo caso, chiede o l’archiviazione (come nel caso Visco) o il rinvio a giudizio (come nel caso Dell’Utri, di cui Lei, Ostellino, non intende scrivere, né in prima né in ultima pagina). Ma anche quando la richiesta è di archiviazione il caso non è affatto “chiuso”, e ciò per almeno tre buoni motivi: a) perché è consentita alla parte lesa (in questo caso il Generale Speciale, secondo quanto lo stesso lamenta, secondo la Procura di Roma senza fondamento giuridico) il deposito di formale opposizione all’archiviazione, discussa presso il Giudice delle Indagini Preliminari; b) perché comunque anche l’ordinanza di archiviazione non è di competenza della Procura, ma del Giudice delle Indagini Preliminari, che può accogliere o rigettare la richiesta archiviazione perfino ordinando l’emissione del decreto che dispone il giudizio; c) perché l’archiviazione può sempre essere revocata nei termini di prescrizione e non impedisce in alcun modo (a differenza dell’assoluzione) la riapertura del caso.
Dunque, dottor Ostellino, Lei ha fornito ai lettori del Corriere informazioni totalmente sbagliate e, scritto, per usare un termine gergale, a vanvera; bene farebbe il Corriere a chiedere al poco diligente collaboratore la restituzione della somma versata a saldo dell’articolo e a chiedere scusa ai lettori.
Veniamo alla differenza fra illegittimo ed illecito, proposta in termini completamente privi di fondamento (giuridico o filosofico) e in palese contrasto con la lingua italiana. Secondo la nozione dell’Ostellino (e soltanto dell’Ostellino, isolatamente, dal Codice di Hammurabi ai giorni nostri) “illegittimo” sarebbe (e già il Vostro Abate non riesce a trattenere una risata) un comportamento in violazione di un principio, di un valore etico politico, cioè di qualcosa che sta prima e a fondamento della legge. Secondo il professor Salvatore Battaglia (curatore del Grande Dizionario della Lingua Italiana, completato dal professor Giorgio Barberi Squarotti, cfr. il volume VII, pagina 255) per illegittimo deve intendersi non conforme alla legge, che non possiede i requisiti formali e sostanziali richiesti dalla legge per essere riconosciuto giuridicamente valido. Come la mettiamo, dottor Ostellino? Modifichiamo il Battaglia o ci mettiamo a studiare seriamente prima di scrivere castronerie sul quotidiano più diffuso nella penisola? La definizione ostelliniana di illecito è quella di atto in violazione della “legalità”(?), cioè della legge”. Ci siamo quasi, ma la confusione regna sovrana.
L’abuso del “cioè” era sanzionato dal professor Giorgio Bassani (collaboratore anch’egli del Corriere, ma di ben altra levatura) con l’attribuzione allo studente di un voto in meno; nel caso di specie non è possibile utilizzare lo stesso criterio collocandosi l’articolo già nell’ultimo gradino della scala di valutazione. Tornando al Battaglia (sempre il settimo dei ventuno volumi, pagina 253) per illecito deve intendersi contrario a una norma di condotta, giuridica, sociale, morale o religiosa; e, in particolare (pagina 254, capo 2), quale termine di stretto diritto, vale per contrario ad una norma imperativa di legge.
A questo punto il povero dottor Ostellino non comprende che cosa abbiano mai voluto affermare i magistrati (inquirenti, non Giudici) della procura di Roma. Lo aiutiamo. Un comportamento può essere “illegittimo” secondo il diritto civile o secondo il diritto amministrativo, secondo le norme tributarie o secondo le norme che regolano i rapporti fra il Governo e i membri della Guardia di Finanza; ma non per questo ed automaticamente si determina la violazione della legge penale, il comportamento illecito penalmente rilevante. E poiché l’estensore della richiesta di archiviazione è un magistrato penale della Procura ha osservato che, a suo avviso (peraltro non dissimile da quello dei magistrati della procura milanese), nel caso del Generale Speciale nessuno (dottor Visco compreso) aveva commesso reati, con la conseguente “richiesta” di archiviazione al Tribunale competente per tale decisione. Eventuali comportamenti civilmente illegittimi potevano e dovevano essere trattati in altra sede, quand’anche poco corretti o censurabili (commento aggiuntivo che non modifica il senso della richiesta ma costituisce invece esauriente motivazione della conclusione raggiunta). La Procura di Roma non apprezza affatto il modo di procedere del vice ministro Visco (per quanto concerne il poi mai disposto trasferimento di quattro ufficiali); la Procura di Roma neppure prende invece in esame la sostituzione del Generale Speciale, disposta non dal dottor Visco (che neppure aveva ormai la delega per farlo, revocata) ma dal Ministro in carica, il dottor Padoa Schioppa.
Senza aver capito nulla il dottor Ostellino, poste le premesse, si abbandona nella parte centrale e conclusiva dell’articolo a vaniloqui (valga ad esempio una bizzarria quale: un dittatore va in galera solo se accoltella la moglie) concludendo, ancora una volta a sproposito, con la citazione dell’ormai immancabile “caso Grillo” (senza ovviamente nominarlo), ovvero collegando l’immaginaria (esistente solo nell’universo ostelliniano) “chiusura” della vicenda Visco-Speciale alla diffusione dell’antipolitica. Si tranquillizzino i nemici dell’antipolitica: il caso Visco-Speciale non è chiuso, ci sarà propinato dai guitti di ogni fazione anche nei prossimi mesi, commentando (con la grazia e la preparazione del dottor Ostellino o nei salotti vespiani) decisioni del TAR o dei vari Tribunali della Repubblica, fino alla ritengo inevitabile candidatura del Generale Speciale al seggio (così da acquisire anche lui alla Compagnia di Giro, finalmente riappacificato con il dottor Visco, con il plauso della stampa e della televisione).
Il vostro povero Abate è stato costretto dalle circostanze a prendere le difese del dottor Visco, che pure non sopporta; e anche questo non riesce a perdonare al cattivo maestro Piero Ostellino.

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1 Comment To "Visco, Speciale e la legalità."

#1 Comment By andrea lapiccirella On 2 Dicembre 2007 @ 17:31

Da chimico qual sono l’articolo di Ostellino mi aveva molto intrigato anche perchè le mie memorie dell’italiano mi rendevano difficile ingurgitare la definizione di Ostellino di illegittimità. Avevo colto anche io l’incongruenza del concetto di assoluzione ma non anadavo oltre.
La ringrazio per avermi fatto tornare in armonia con i ricordi della mia lingua madre e di avermi fatto capire a fondo che cosa avesse voluto significare la Procura di Roma.
Colgo l’occasione per salutarla ed augurarle in anticipo buone feste natalizie.
Andrea Lapiccirella