Agosto 2009

”Vignette”

"Vignette" - Tomaso Marcolla. Lupo Editore, 2009
"Vignette" - Tomaso Marcolla. Lupo Editore, 2009

Il libro raccoglie una  selezione di opere digitali dell’artista Tomaso Marcolla realizzate assemblando fotografia e computer grafica.
Con testi di Gianni Sinni e  Anna Cordella

Tomaso Marcolla ci propone le sue “Vignette”, vere e proprie opere d’arte che trasudano maestria e ingegno sin dalla prima immagine. Aprendo il libro ci si rende conto di come ognuna delle scene rappresentate costituiscano dei veri e propri romanzi, poiché ognuna di esse dà lo spunto a didascalie infinite. È così che Marcolla riproduce dei capolavori, vignette di grande impatto, in cui gli argomenti salienti fanno capolino dalle pagine e travolgono il lettore in tutta la loro complessità. Ci troviamo così a contemplare immagini di cronaca passata e presente, e in certi casi anche futura. (Anna Cordella)

I lavori di Tomaso Marcolla sono un coerente esempio di … pratica militante che cerca di dare attuazione ad una delle più ambiziose affermazioni del mestiere: il design può cambiare il mondo.
O almeno può provarci.  (Gianni Sinni)

www.marcolla.it

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Mafia: un’estate molto calda, tra polemiche, memorie e appelli

di Alessio Di Florio

E’ stata un’estate molto calda sul fronte della memoria delle vittime della mafia. L’anniversario che ha scatenato più polemiche è certamente stato quello della strage di via D’Amelio, dove rimase ucciso Paolo Borsellino, insieme con la sua scorta. Le dichiarazioni di Riina e di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo condannato per mafia Vito, sono state per giorni al centro dell’attenzione mediatica. Riina ha accusato apparati dello Stato di essere i mandanti della strage, della quale lui sarebbe innocente. Massimo Ciancimino è tornato a parlare di trattative tra Stato e mafia a ridosso dell’estate 1992.

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2 agosto 2009

Discorso di Paolo Bolognesi in occasione del 29° anniversario della strage di Bologna

29 anni fa, in questa stazione, fu perpetrato un orrendo crimine: una bomba collocata da terroristi fascisti causò 85 morti e 200 feriti.

I presenti si trovarono immersi in un gran polverone che non permetteva di vedere nulla, poi abbassatasi la polvere, ai loro occhi, apparve, in tutta la sua gravità, lo scempio prodotto.

Solo la volontà  e l’abnegazione dei soccorritori limitarono la tragedia che, pure, fu tanto grave ed enorme. Fu grazie a loro, se molte vite umane furono salvate quel giorno.

Mentre la città  tutta si profondeva negli aiuti alle vittime, c’era chi, ai vertici della sicurezza, operava per nascondere prove o inventare piste che poi verranno a distanza di anni riproposte come nuove.

Anni di indagini e processi meticolosi hanno permesso di individuare, in parte, chi usò la violenza e la crudeltà, esseri umani che hanno concepito e voluto quella carneficina.

I loro nomi sono: Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, capi dei Nuclei Armati Rivoluzionari e il loro sodale Luigi Ciavardini

Poi vi sono coloro che hanno operato per nascondere la verità ed impedire ai magistrati che gli esecutori fossero scoperti, tutti distintisi nel tentativo di allontanare gli inquirenti dalla matrice dell’attentato; essi sono il Gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte al vertice del SISMI (Servizio Segreto Militare)

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