Dali’ Featuring Vezzoli

di Chiara Astolfi

Che cosa accomuna due personalità distanti cronologicamente e culturalmente come quelle di Salvador Dalì e Francesco Vezzoli? È a questa domanda che intende rispondere la mostra “Dalì featuring Vezzoli” allestita al Moderna Museet di Stoccolma fino al 17 gennaio 2010.
L’esposizione, articolata in due filoni (uno, dedicato al padre del surrealismo e l’altro al giovane artista italiano), mira a identificare le componenti di quella sottile linea rossa che unisce questi due artisti e i loro lavori. Ne risulta una riflessione sul mondo dello star system sul rapporto tra arte e pubblicità, tra cinema e televisione, tra arte e  contemporaneità.
Come non forse tutti sanno, Dalì non fu solo un pittore, ma si occupò di cinema, pubblicità, moda e design, con spirito eccentrico e visionario. Mantenne rapporti privilegiati con le celebrità della cultura popolare, si fece ritrarre in loro compagnia e prese i loro volti come soggetti per le sue opere, celebrando per celebrarsi e compiacendo per compiacersi. In “Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema”, ad esempio, il volto della bambina prodigio viene estratto dalle pagine di una rivista per essere sovrapposto ad un corpo di leonessa, come la mitologia greca voleva rappresentata la figura della sfinge, animale sacro per eccellenza.
Nelle opere di Vezzoli ritroviamo la stessa passione e la stessa curiosità nei confronti degli eroi popolari, ma, pur essendo inseriti in una dimensione onirica che ricorda i lavori del maestro spagnolo, sono trasportati in un limbo che aleggia tra leggenda e quotidianità. Le sue celebrities sono affiancate a personaggi da copertina di rotocalco, ai protagonisti della contemporanea TV spazzatura e, ripulite da ogni velleità mitizzante, vivono drammi umani, piangono e perdono sangue.
L’ossessione per i divi, l’utilizzo del mezzo cinematografico e televisivo, la propaganda pubblicitaria auto-celebrativa sono solo alcuni degli aspetti che accomunano i due artisti: sta allo spettatore ricercare nel percorso espositivo, attraverso una trentina di opere di Dalì e le opere di Vezzoli dell’ultimo decennio (tra ricami, arazzi, manifesti e video), le restanti particolarità che li accomunano.

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