In pensione a 65 anni

In una delle ultime interviste il nostro Presidente del Consiglio ha dichiarato che la UE ha chiesto all’Italia di equiparare l’età pensionabile delle donne a 65 anni.  la lettura di questo richiamo europeo è stato letto come un momento di grande opportunità per spezzare l’iniquità sulla valutazione della posizione della donna nel mondo del lavoro. Altro particolare interessante, dietro di lui, mentre parlava,  una bionda ed elegante signora  scuoteva la testa in segno di grande condivisione con questa dichiarazione.

Ho grande perplessità che una equiparazione di questo tipo possa dare opportunità per spezzare l’iniquità rispetto alla donna in ambito lavorativo . Qui di seguito tenterò di spiegare le mie perplessità, convinta di non essere esaustiva riguardo al problema, gli darò una struttura sul modello di brainstorming:
negli altri paesi europei esiste un’organizzazione pubblica di sostegno alla donna lavoratrice, che al confronto noi possiamo considerarci notevolmente indietro, e non voglio quantificare.
se non ci saranno riforme al riguardo, le donne, con figli, si troveranno a dovere trottate per un tempo più lungo nella loro esistenza, e  con minor probabilità di dedicare tempo ad alzare la testa e dire qualcosa al riguardo, perchè impegnate o insieme ai propri compagni o sole a dover quadrare tempi e finanze. a doversi dividere fra lavoro e famiglia e avendo  pochissimo tempo per sè e ancor più minor tempo per diventare maggiormente consapevoli dei processi  sociali e collettivi alti che toccano la popolazione al femminile, e non solo..
La media europea sulla occupazione femminile, dati Eurostat 2006 è pari al 57,2%, con la  Danimarca, al primo posto, con un  73,4% , danno l’Italia al penultimo posto, ferma al 46,3% , preceduta da paesi come Bulgaria, Polonia, Ungheria,  Slovacchia, Grecia e siamo seguiti solo da Malta  Dati pubblicati sul “Sole 24 Ore”. questo dato ci qualifica al riguardo in modo chiaro..
Ad oggi, alla luce della crisi in atto, i dati potrebbero anche essere proporzionalmente peggiori.
Penso che qualunque persona che lavori in azienda sappia che uno dei cavalli di battaglia sia ancora “le donne fanno figli “ e questo basta per giustificare la sperequazione in termini di carriera ed opportunità e quindi anche di miglioramenti economici e di conseguente maggiore indipendenza per la donna.
Questo sembra basti a  giustificare la sperequazione, invece di cogliere da questo dato ineluttabile nuove politiche aziendali  che possono aprire  nuove opportunità di gestione del persone.
Da qui il fenomeno che molte donne decidono di rinunciare a fare figli per fare carriera, fenomeno in crescita.
Tengo a precisare che noi donne abbiamo sposato, fatto nascere, cresciuto le persone , i clienti i fornitori gli imprenditori i politici e quanti altri, che muovono. il mondo  e  se per qualche bizzarra coincidenza noi donne smettessimo tutte insieme di fare figli come andrebbe la situazione?.
A tutt’oggi in Italia, e non solo,  siamo considerate di seconda categoria, al di là delle dichiarazioni.
C’è una cultura in atto e strisciante, ma neanche tanto, che sta cercando di vendere l’abilità femminile nello scoprire seni, gambe e quant’altro ballando e cantando, dando spazio in modo sempre più allargato in trasmissione televisive a diatribe da portineria  (senza offesa per tutte le persone professano questo lavoro),   e si sta cercando di smontare, con tagli ben precisi di finanziamenti  pubblici, in ambiti che promuovano lo studio per tutti, la cultura, l’evoluzione culturale,.
Sembra che invece di tentare di abbattere indici di ignoranza (ignorare) e di analfabetismo tutt’ora presenti in Italia, con indici ancora troppo alti,  per una nazione civile come  dichiariamo di essere.,  si voglia sponsorizzare il contrario e le  prime a fare le spese di questa politica, dopo  la consapevolezza del proprio ruolo  come  popolo, sono le donne, che ancora non sono  considerate a tutti gli effetti come forza e potenza del tessuto della nostra nazione.
In questi pochissimi  giorni da Presidente degli Stati Uniti Barack Obama abbia dato un forte esempio di una virata a favore della coscienza collettiva, in termini di libera scelta da parte della donna di interrompere o meno  una gravidanza. Obama ha inquadrato il problema in un’ottica di scelta personale,  a prescindere dalle credenze religiose.
Ha tagliato in un sol colpo tutti i tentativi di prevaricazione di un gruppo rispetto ad un altro. sgonfiando le divisioni e i settarismi,  ma dando ad ogni donna  la possibilità di scelta,  nel suo ambito privato personale e nel pieno rispetto di qualunque sia la propria eventuale credenza religiosa.
Provate a confrontare questa civile modalità con le idee di alcune  religioni secondo cui devono nascere anche figli nati da una violenza carnale,  senza minimamente preoccuparsi di cosa significa una cosa del genere per una donna e per il nascituro, visto che  questo  tipo potere è tutto al maschile.
Come  giustamente dice Barack Obama è il tempo delle responsabilità e del diritto da parte di ogni persona, a prescindere dallo status sociale che   “tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire  la felicità in tutta la sua pienezza”  (dal suo discorso al momento dell’insediamento)
E tornando a casa nostra al tema iniziale è necessario che i nostri politici e gli italiani si prendano in mano le loro relative responsabilità, mi riferisco, per i politici, ad uno spirito di servizio, invece di  manovrare senza  trasparenza  e manipolando a proprio favore il potere che si trovano a gestire, in barba alla delega che il popolo italiano  ha dato loro per governare il paese Italia.
E dall’altra il popolo italiano faccia sentire il proprio pensiero e volontà al riguardo.
e  in particolare le donne riguardo  a questo tentativo di togliere loro ulteriore potere e presenza nella vita pubblica,  chiedendo quello che una nazione civile è in grado di costruire per sostenere  la donna in generale e quella che lavora in particolare,  Basti andare a curiosare quello che succede negli altri paesi europei.
Il punto non è tanto  la pensione a 65 anni per le donne,  per dare opportunità di uguaglianza, ma cosa si sta facendo per promuovere una cultura della non prevaricazione e della divisione ma del rispetto, di pari  rispetto nei riguardi dell’uomo e della donna, come umani, nei vari ambiti di vita  sia privati che professionali e pubblici.
Barack  Obama sta aprendo anche alla equità economica per le donne, con gesti non solo formali, rinforzando il pensiero che l’impossibile diventa possibile, e queste chiare intenzioni  aprono  porte di grandi possibilità in tanti luoghi, ambiti e categorie ,  quindi  anche per le future generazioni femminili, e di conseguenza anche  di  maggiore equilibrio per l’umanità.

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