Claudio Giusti

Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International e in seguito è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty. Fa parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti.

Dal linciaggio alla pena di morte. Appunti per una conferenza

Faenza 8 ottobre 2010

Gli alberi del Sud danno uno strano frutto
C’è sangue sulle foglie e c’è sangue sulle radici
Corpi neri dondolano spinti dalla brezza
A. Meeropol   “Strange Fruits”

1 Il linciaggio come normale pratica giudiziaria

Nei cento anni che seguirono la fine della Guerra Civile il linciaggio fu una pratica giudiziaria normale, popolare, democraticamente accettata e attuata.
Alle 20-22.000 esecuzioni legali (dal 1608) dobbiamo aggiungere 10.000 linciaggi. In grandissima parte effettuati nel Sud fra il 1865 e il 1965 e con i tre quarti delle vittime nere.  (1)
Il linciaggio era raro prima della Guerra di Secessione. Allora i neri erano proprietà di un bianco e questa proprietà non era distrutta a cuor leggero. Dopo la sconfitta della Confederazione questo divenne il modo per terrorizzare gli ex schiavi e distruggere i loro diritti.
La vittima era spesso prelevata dal carcere e verdetto e sentenza erano anticipati dal lynch mob. In altri casi la vittima era già stata condannata e la folla si sostituiva al boia. Altre volte furono linciate persone dichiarate non colpevoli, come gli italiani “mafiosi” a New Orleans, o graziate come Leo Frank.
Se la vittima era fortunata l’impiccavano e la finivano a fucilate. Più spesso il disgraziato era ferocemente torturato, amputato e lentamente bruciato vivo. Infine il cadavere era appeso, così che tutti si potessero fare una foto. Il  linciaggio era preannunciato dai giornali e si organizzavano treni speciali. Ad esso partecipavano folle enormi, vestite a festa per l’evento. I linciatori erano tanto certi di non pagare le conseguenze del loro delitto da farsi fotografare sorridenti con il cadavere sullo sfondo. Così certi dell’impunità da spedire agli amici queste foto a mo’ di cartolina illustrata.
In alcune occasioni i linciaggi degenerarono in massacri di afro-americani con centinaia di vittime, come a Tulsa (Oklahoma) nel 1921. Altre volte erano atti di guerra che il partito democratico compiva contro i neri e i loro alleati repubblicani. Tali furono i “Wilmington race riots” (Nord Carolina) del 10 novembre 1898, quando la cittadina fu assaltata da migliaia di bianchi democratici.
La pratica del linciaggio diminuisce mano a mano che crescono le esecuzioni “legali”. Alla violenza popolare si sostituisce quella mediata dallo stato, ma il risultato è lo stesso. Non per nulla i neri usano il temine “legal lynching” per indicare la pena capitale. I dati ufficiali su questo linciaggio legale esistono solo dal 1930 e  i neri sono il 50% dei quasi 4.000 “giustiziati” dal 1930 al 1967.
Dal 1972 la nuova pena di morte americana ci racconta molto di più.

Dal linciaggio alla pena di morte. Appunti per una conferenza Leggi tutto »

Tempi duri per la pena di morte

17 settembre 2009
17 settembre 1948
L’inviato dell’Onu Folke Bernadotte è assassinato da terroristi israeliani

Settembre è stato un gran brutto mese per la pena di morte.

E’ iniziato con un potente articolo del New Yorker in cui si racconta la storia di Cameron Todd Willingham che, condannato a morte per l’arson murder (incendio doloso con omicidio) delle sue bambine, si è sempre dichiarato innocente, arrivando a rifiutarsi di scambiare la condanna all’ergastolo con la confessione.

Il Texas lo ha ucciso nel 2004, anche se un famoso chimico aveva dichiarato che l’incendio era stato accidentale, mentre oggi è il rapporto ufficiale di Craig Beyler che lo scagiona completamente affermando che i primi investigatori:

“had poor understandings of fire science and failed to acknowledge or apply the contemporaneous understanding of the limitations of fire indicators.”

A questo rapporto, scritto per la Texas Forensic Science Commission, si è aggiunto l’elefantiaco resoconto sul patetico stato della scienza forense americana inviato all’apposita commissione Senatoriale dal National Research Council della National Academy of Sciences.

Rapporto che non poteva essere più tempestivo.

Tempi duri per la pena di morte Leggi tutto »

American Gulag

11 maggio 2009

La crescita dell’universo concentrazionario americano prosegue inarrestabile.
Ogni settimana 1.000 detenuti si aggiungono a quello che è il più grande esperimento di imprigionamento di massa dai tempi di Stalin.
Un milione e seicentomila carcerati riempiono le prigioni statali e federali (trent’anni fa erano duecentomila), ottocentomila quelle locali (cinquecentomila sono in attesa di giudizio), con in più centomila minorenni nei riformatori (30.000 sono i minori nelle carceri per adulti) [BJS – Sourcebook]

American Gulag Leggi tutto »

Torture democratiche

30/04/1859
Il governo provvisorio della Toscana abolisce la pena di morte

La tortura è un crimine.
La tortura è sempre vietata.
Tutte le norme internazionali, dalla Dichiarazione Universale alle Convenzioni di Ginevra, la proibiscono tassativamente. La tortura non ha giustificazioni e contro di essa le Nazioni Unite hanno votato una Risoluzione e una Convenzione.
Questo non ha impedito che alcuni paesi la praticassero spudoratamente, ma ora la tortura è un crimine di carattere internazionale e chi la pratica, o la istiga, può essere processato in qualsiasi paese: indipendentemente dal luogo in cui è avvenuto il delitto e senza considerare la nazionalità sua o delle vittime.
Nei giorni scorsi grande è stato lo sconcerto dell’opinione pubblica mondiale nel vedere l’attuale Amministrazione Americana ammettere pubblicamente che gli Usa hanno utilizzato la tortura, che questa è stata autorizzata e pianificata dalle più alte cariche governative e che a questo si sono aggiunti altri crimini da camorristi (come il sequestro di persona) commessi con la complicità di altri governi.
Ovviamente queste notizie erano già state diffuse, e non da ieri, dalle organizzazioni che si occupano di difesa dei diritti umani, ma sentirle ammettere dal governo americano fa male, soprattutto ai diritti dell’Uomo. Perché sarà dura chiedere ai paesi del mondo di rispettare quelle norme e quei diritti che gli Stati Uniti si mettono così disinvoltamente sotto i piedi.
Nel frattempo i nostri sfegatati difensori dei diritti umani, così pronti a tagliarsi le vene ogni qualvolta gli torni utile, non hanno emesso il più flebile dei sospiri.

Torture democratiche Leggi tutto »

In Re Swearingen

Forlì, 9 febbraio 2009
Viva la Repubblica Romana!

Larry Swearingen potrebbe essere innocente, ma per salvarsi deve dimostrare che Melissa Trotter, la donna per il cui omicidio è finito nel braccio, non è stata uccisa l’otto dicembre 1998, giorno della sua scomparsa, ma dopo il 10, poiché lui (come Alan Gell anni fa) avrebbe un alibi di ferro: era in prigione.

In Re Swearingen Leggi tutto »