redazione

Premio InediTO

XXI EDIZIONE 2022
POESIA | NARRATIVA | SAGGISTICA | TEATRO | CINEMA | MUSICA

Un uomo in sospeso su un pontile, pochi libri, una valigia, in attesa di fuggire altrove, verso Marte… È la nuova grafica del Premio InediTO – Colline di Torino che giunge alla ventunesima edizione dopo aver premiato in tutti questi anni tantissimi autori scoprendo nuovi talenti, di ogni età e nazionalità, sostenendoli e accompagnandoli verso il mondo dell’editoria e dello spettacolo. Il concorso letterario, punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite, il cui bando scadrà il 31 gennaio 2022, è l’unico nel suo genere a rivolgersi a tutte le forme di scrittura (poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica), in lingua italiana e a tema libero. Grazie al montepremi di 8.000 euro (aumentato per le sezioni Saggistica, testo Teatrale, Cinematografico e Canzone) i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo, Narrativa-Racconto e Saggistica ricevono un contributo destinato alla pubblicazione e/o alla promozione con editori qualificati, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, lo sviluppo della produzione, la diffusione radiofonica e sul web. Inoltre, vengono assegnate menzioni e segnalazioni agli autori promettenti, i premi speciali “InediTO Young” ad autori minorenni e “InediTO RitrovaTO” a non viventi. Con InediTO gli autori premiati non vengono abbandonati al loro destino: attraverso il premio si partecipa a rassegne, festival, fiere e si può ambire a vincere altri concorsi, come testimoniato dai tanti autori lanciati in queste edizioni.

Il concorso talent scout, organizzato dall’associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) e diretto dallo scrittore e cantante jazz Valerio Vigliaturo, ha coinvolto in questi anni migliaia di iscritti da tutta Italia e dall’estero (Usa, Europa, Australia, Asia), a conferma anche della dimensione internazionale acquisita. Il prestigio è caratterizzato dalla qualità delle opere premiate, dal riscontro dei media e dalle personalità che hanno formato il Comitato d’Onore e che hanno ricoperto il ruolo di presidenti e di giurati (tra i quali Paola Mastrocola, Umberto Piersanti, Luca Bianchini, Andrea Bajani, Aurelio Picca, Davide Ferrario, Morgan, Paolo Di Paolo, Davide Rondoni, Cristiano Godano, Maurizio Cucchi, Maria Grazia Calandrone, Enrica Tesio, Michela Marzano, Teresa De Sio e Willie Peyote). La Giuria sarà presieduta dalla scrittrice Margherita Oggero e formata da: Milo De Angelis, Laura Pugno, Giulio Mozzi, Sacha Naspini, Andrea Donaera, Valentina Maini, Susanna Mati, Massimo MorassoRoberto Latini, Francesca Brizzolara, Alice FilippiPaolo MittonFausto Zanardelli (Coma Cose) e dai vincitori della passata edizione. A maggio 2022 si svolgeranno la presentazione dei finalisti al Salone del Libro di Torino e la premiazione dal vivo attraverso la consegna dei premi e un reading dedicato alle opere dei vincitori (emergenza sanitaria permettendo), con il coinvolgimento di ospiti illustri (tra i quali hanno partecipato in passato Giorgio Conte, Franco Branciaroli, Eugenio Finardi, David Riondino, Francesco Baccini, Alessandro Haber, Laura Curino, Gipo Farassino, Arturo Brachetti, David Riondino, Red Ronnie e Lella Costa).

Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT, e ha ottenuto la scorsa edizione il contributo di Regione Piemonte, delle città di Torino, Chieri e Moncalieri, il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, della città di Chivasso, il sostegno di Fondazione CRT, Amiat Gruppo Iren, la sponsorizzazione di Aurora Penne, la collaborazione con Fondazione per la Cultura Torino, Biblioteche Civiche Torinesi, SBAM (Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana di Torino) e Officina della Scrittura. I partner sono Film Commission Torino PiemontePremio Lunezia, M.E.I. (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, Festival Internazionale di Poesia “Parole Spalancate” di Genova, L’Altoparlante, Indyca, e da questa edizione Il Mutamento.

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10 dicembre Giornata internazionale dei diritti umani

Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta nella storia dell’umanità, era stato prodotto un documento che riguardava tutte le persone del mondo. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo.
Vi invitiamo a familiarizzare con questo documento, ad applicare le norme in esso indicate nella vita di tutti i giorni e a diffondere la cultura del rispetto dei diritti dell’uomo.

Testo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani [PDF] a cura della Coalizione Italiana contro la pena di morte

Rapporto 2020 – 2021 di Amnesty International che documenta la situazione dei diritti umani in 149 paesi.

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La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni

Demetrio Pianelli, 1890 – Emilio De Marchi

di Gianni Giovannelli

Mario Draghi va acquistando una sempre maggiore disinvoltura nella gestione del potere, senza più preoccuparsi delle critiche, ormai del tutto assenti, all’interno della maggioranza come pure nelle file della pretesa opposizione. L’arroganza iniziale si accompagna ora, con frequenza, a frodi e raggiri per procedere speditamente nell’attuazione del programma politico, economico e finanziario elaborato il 14 dicembre 2020, nella riunione del Group of Thirthy che ha preceduto la sua nomina a primo ministro.

Un precedente significativo passato sotto silenzio

Il provvedimento legislativo che ha introdotto il cosiddetto green pass in Italia si caratterizza, a prescindere dalle critiche di merito, per uno stratagemma davvero incredibile. I regolamenti europei sono composti di premesse, dette considerando, e di articoli ovviamente connessi. La giurisprudenza ritiene entrambi vincolanti per il legislatore nazionale dei paesi membri. Ma il considerando 36 del Regolamento europeo 2021/953 del 14 giugno, sfortunatamente per il governo, vietava ogni discriminazione fra i vaccinati e coloro che invece, per scelta e non solo per necessità, avessero rifiutato l’iniezione. A questo punto il nostro ineffabile Primo Ministro ha fornito una traduzione infedele (meglio: falsificata per omissione) alla Gazzetta Ufficiale Europea, pubblicandola il 14 giugno, lasciando la necessità medico sanitaria ma cancellando la libera opzione. A seguito delle sdegnate proteste di alcuni parlamentari europei il 5 luglio 2021 la Gazzetta Ufficiale dell’Unione ha provveduto ad una imbarazzata rettifica, restaurando il testo. Ma il governo se ne è allegramente infischiato, tenendo ferma la propria traduzione (quella falsificata) e incaricando alcuni giuristi disponibili di sostenere, in via ufficiosa e giornalistica, la natura non precettiva dei considerando. Nessuna rivista giuridica ha osato tuttavia ospitare una così ardita opzione interpretativa. Una discussione sull’opportunità o meno, in concreto, di una misura sanitaria di contenimento della pandemia è del tutto comprensibile, quale che sia la soluzione. Ma qui il problema si poneva diversamente; qui il governo, per imporre la propria decisione, ha falsificato il testo di una norma europea! Ammesso e non concesso, come attenuante, il fine di proteggere la salute dei sudditi (chiamare cittadini i destinatari della frode è un po’ troppo!), rimane la ferita profonda inferta all’ordinamento proprio da chi avrebbe la funzione di proteggerlo. Una ferita provocata con la precisa volontà di piegare ogni resistenza futura.

Il colpo era ben assestato e ne preparava altri per favorire le imprese e colpire i lavoratori più deboli. Solo il buon Landini non lo ha compreso, insistendo pervicace nella richiesta di tamponi gratuiti o di vaccini resi obbligatori per via legislativa ma tralasciando il nocciolo della questione. Viene in mente il burlesco toscano Filippo Pananti: diceva quello che tosava il porco/molto rumor ma molta poca lana (Il poeta di teatro, canto CI).

E a seguire l’attacco ai precari

Come era prevedibile il Primo Ministro non si è fermato e prosegue senza incontrare ostacoli lungo il cammino prefissato. Ha spartito le poltrone della comunicazione eliminando i meno affidabili fra i giornalisti, senza degnare di attenzione il leader del Movimento 5 Stelle e senza prendere neppure in seria considerazione la sua minaccia di non comparire in rete. Meglio, avrà pensato; non debbo neppure prendermi la briga di censurarli o metterli in ombra, questi noiosi grillini. Draghi ha buon gioco nel colpire, e colpisce sempre uno alla volta. Ripetitivo forse, ma funziona sempre, senza eccezione. Come faceva Lucy, mostrando la palla a Charly Brown.

Di recente, e ancora con un palese sotterfugio, è toccato ai precari. Lo strumento è quello del decreto legge, in materia fiscale e finanziaria, il n. 146 del 15 ottobre 2021, naturalmente urgente e improrogabile. Deve essere convertito nel termine massimo di 60 giorni, manca pochissimo e certamente sarà posta come di consueto la fiducia per impedire emendamenti sgraditi e per eliminare ogni discussione. Il comma 15 dell’art. 11 non è di facile lettura: all’art. 31 comma 1 del decreto legislativo 15 giugno 2015 n. 81 il quinto periodo è soppresso.

Il gioco dell’oca

Che significa un decreto urgente così concepito? Proviamo a seguire il percorso, come nel gioco dell’oca; i dadi sono truccati e sarà impossibile un 9 al primo lancio. Leggiamo il quinto periodo , da sopprimere secondo il governo con urgenza improrogabile: la disposizione di cui al periodo precedente ha efficacia fino al 31 dicembre 2021. Diavolo! E la disposizione precedente che diceva?  Questo: nel caso in cui il contratto di somministrazione tra l’agenzia di somministrazione e l’utilizzatore sia a tempo determinato (praticamente sempre, n.d.r.l’utilizzatore può utilizzare in missione, per periodi superiori a 24 mesi anche non continuativi, il medesimo lavoratore somministrato, per il quale l’agenzia di somministrazione abbia comunicato all’utilizzatore l’assunzione a tempo indeterminato, senza che ciò determini in capo all’utilizzatore stesso la costituzione di un rapporto a tempo indeterminato con il lavoratore somministrato.

Traduciamo. Non si può, oggi, usare la stessa persona nello stesso posto di lavoro per oltre 24 mesi, anche a singhiozzo; superata la soglia o l’agenzia o l’impresa che lo usa deve assumerlo stabilmente, piaccia o non piaccia. Il Decreto Dignità (n. 87/2018 convertito con modifiche in legge n. 96/2018) aveva infatti introdotto un limite massimo di 24 mesi; l’intervento legislativo, con decorrenza 31 dicembre 2021, fa cadere questo limite abrogando di fatto un punto importante del decreto dignità. In sostanza il lavoratore somministrato potrà rimanere precario a vita. Con un linguaggio per iniziati una manina perversa, ed esperta, ha cancellato lo spiraglio introdotto nell’estate del 2018; e lo ha fatto con astuzia inserendo la trappola in un decreto finanziario che con il lavoro non c’entra un bel nulla, contando sulla disattenzione e/o sulla complicità. Complimenti! Tutti comprenderanno che bloccare l’assunzione stabile di un disgraziato precario dopo 24 mesi di purgatorio, specie in settori come Amazon in cui la pandemia ha creato occasioni di profitto incrementato, era questione davvero urgente e improrogabile, come prevede la Costituzione per questo genere di leggi eccezionali. Nessun rimorso quando la coscienza è disponibile.

Aggiornamento recente

Un bravo giuslavorista bresciano (l’avvocato Carbonelli) ha scoperto il marchingegno, segnalando il pericolo; dopo una serie di litigi e di trattative il 1 dicembre al Senato, in Commissione (Finanze e Lavoro) è passato un emendamento correttivo del testo originario del decreto. La vicenda va assumendo tutte le caratteristiche del complotto. L’emendamento non cancella del tutto l’abrogazione del limite, ma la rinvia al 31 dicembre 2022 (o forse al 30 settembre 2022: sul punto ci sono notizie discordanti) in ragione di un compromesso, e con l’astensione della Lega. La notizia è uscita su  Il sole 24 ore a firma di Giorgio Pagliotti, già il 1 dicembre, ovvero il giorno stesso dell’approvazione (filo diretto!); nella stessa giornata Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp invece di rivendicare il merito del rinvio – un rinvio è pur sempre meglio di una batosta – annuncia, a sorpresa, di opporsi alla modifica, auspicando la restaurazione in aula del vecchio testo elaborato dalla manina. Il quotidiano di Confindustria riporta la decisione sindacale con comprensibile entusiasmo. A giustificazione di questa porcata le tre organizzazioni dei lavoratori deducono il timore che le imprese non rinnovino i contratti ai precari in forza, sostituendoli con altri diversi neoassunti. Il precariato a vita come contrasto al licenziamento: geniale! Ricorda il celebre proverbio popolare padovano: xe pèso el tacòn del buso.

Europeisti intermittenti

La legge 96/18 (conversione del c.d. decreto dignità) aveva enunciato questo principio informatore del provvedimento: si intende intervenire con nuove misure per limitare l’utilizzo di tipologie contrattuali che nel corso degli ultimi anni hanno condotto ad una eccessiva e allarmante precarizzazione, causata da un abuso di forme contrattuali che dovrebbero rappresentare l’eccezione e non la regola.

Del resto si trattava di conformare la legislazione italiana alla direttiva europea e alle indicazioni vincolanti dell’Unione per gli stati membri. La Corte di Giustizia, con sentenza JK-KG del 14 ottobre 2020, in causa C-681/18, aveva del resto dichiarato, proprio nei confronti della Repubblica Italiana e dunque senza possibili equivoci: l’articolo 5, paragrafo 5, prima frase, della direttiva 2008/104/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, in data 19 novembre 2008, relativa al lavoro interinale deve essere interpretato nel senso che esso osta a che uno stato membro non adotti alcuna misura per preservare la natura temporanea del lavoro tramite agenzia interinale nonché (osta) a che una normativa nazionale non preveda  alcuna misura al fine di evitare l’assegnazione ad un medesimo lavoratore di missioni successive tramite agenzia interinale presso la stessa impresa utilizzatrice con lo scopo di eludere le disposizioni della direttiva 2008/104 nel suo insieme.

Ebbene. Questo governo si dichiara europeista quando conviene alle grandi imprese private, alle banche e alla finanza internazionale, mandando lettere segrete e cancellando i diritti dei lavoratori. Ma non esita, al tempo stesso, a cancellare perfino le norme varate per allineamento alle direttive comunitarie vincolanti, o, magari, a falsificare la traduzione di passaggi sgraditi in contrasto con le decisioni dell’esecutivo. Mario Draghi, come già era uso fare quando stava al timone della Banca Centrale o della Banca d’Italia, applica una sorta di europeismo intermittente: le norme comunitarie valgono quando sono utili al Group of Thirty o a Goldman Sachs; si possono tranquillamente ignorare e non applicare quando sono loro di ostacolo.

Certo, ci sono contraddizioni anche dentro il palazzo, correzioni di tiro, aggiustamenti di linea, compromessi, mazzette necessarie, favori da ricambiare, avversari da corrompere. Ma la linea è chiara; e sanno usare bastone o carota, perfino la pandemia per imporre la road map elaborata. Ci vuole davvero molta ingenuità per sperare in una trattativa con questi avventurieri senza scrupoli, come avverte la saggezza contadina mai comprare la sugna dalla gatta. E’ gente che al massimo finge di piegarsi, poi attende la distrazione e colpisce, preferibilmente alle spalle dopo essersi assicurati che si tratti di persone disarmate. Contano, per imporre un moderno dispotismo adeguato alle necessità di profitto nella transizione, sulla pazienza della moltitudine precaria. La pazienza è spesso una virtù, ma può diventare invece un errore di prospettiva, di tattica prima ancora che di strategia. La pazienza è parente stretta della paura, confina con la sottomissione. O, quanto meno, il potere preferisce leggere in questa bonaccia di pazienza che caratterizza il tempo della pandemia l’anticamera di una vittoria, magari non definitiva, ma almeno di medio periodo. Per un capitalismo abituato ormai a vivere di soli obiettivi trimestrali, indifferente a tutte le conseguenze, è un orizzonte rassicurante, un programma di dominio. Davvero la pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.

Immagine: Casa del popolo “Rinascita” di San Vito, Spilamberto, 1949. 
Dettaglio dell’altorilievo di Veldo Vecchi, scena che raffigura un episodio della lotta partigiana: Luciano Orlandi ucciso dai nazifascisti nel 1944

L’articolo è stato pubblicato su Effimera il 3 dicembre 2021

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Bando di concorso per la selezione dei borsisti 2022-2023 dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

Date di ricezione delle candidature:
Dal 1 ° dicembre 2021 alle ore 12.00 al 7 gennaio 2022 alle ore 12.00

Apertura del bando di concorso per la selezione di borsisti che saranno ospitati a Villa Medici a Roma a partire da settembre 2022 per una residenza di creazione, di sperimentazione e di ricerca di 12 mesi.
Il concorso si rivolge ad artisti, autori e ricercatori già affermati, francofoni, senza criteri di nazionalità. È possibile candidarsi in tutte le discipline della creazione letteraria ed artistica, dei mestieri dell’arte, così come in storia e teoria delle arti, in restauro di opere d’arte o monumenti.
Ogni borsista beneficia di una borsa di residenza di 3.500 euro lordi assegnata mensilmente e dispone di un appartamento individuale, oltre che di uno spazio di lavoro (laboratorio o ufficio, individuale o condiviso, a seconda delle discipline e della disponibilità). Villa Medici è inoltre dotata di una biblioteca con più di 37.000 volumi con un fondo antico – in particolare musicale – e una collezione di fumetti, di una sala proiezioni (100 posti) e di un laboratorio fotografico, che possono essere messi a disposizione dei borsisti per i loro lavori e ricerche.
Il numero massimo di borse di residenza attribuite per il periodo 2022-2023 è fissato a sedici. Possono essere ospitati a Villa Medici anche i coniugi e i figli dei borsisti, nei limiti delle capacità di accoglienza dell’Accademia.

Le candidature al concorso devono essere presentate sotto forma di una nota che illustri un progetto preciso e descriva i temi di ricerca, la natura dei lavori e le motivazioni del soggiorno a Villa Medici. Sono ammesse le candidature collettive; in tal caso, ogni membro del collettivo riceve una borsa mensile.
Villa Medici, luogo di vita e di lavoro dei borsisti, è situata sulla collina del Pincio, nel centro storico di Roma. Villa del XVI secolo con un giardino di sette ettari, è circondata da un lato dal parco di Villa Borghese e dall’altro dal convento di Trinità dei Monti. Ancorata nel cuore di una grande capitale europea e artistica che non smette di ispirare tutte e tutti coloro che accoglie, la residenza dell’Accademia di Francia a Roma offre ai suoi borsisti uno spazio-tempo interamente dedicato alle loro pratiche e ricerche, in un luogo di sperimentazione al crocevia delle discipline artistiche e in risonanza con altre istituzioni culturali internazionali.
La presenza dei sedici borsisti a Roma è un momento propizio per gli incontri e gli scambi, tra i borsisti stessi e con l’equipe dell’Accademia, ma soprattutto con il pubblico e gli attori della scena culturale e artistica romana, italiana ed europea: curatori, artisti invitati, responsabili di istituzioni, ricercatori, galleristi, collezionisti, Accademie straniere (diciassette a Roma) e operatori della rete
francese a Roma come l’Institut français Italia o l’École française de Rome.
Per tutta la durata del soggiorno, i borsisti beneficiano del supporto artistico e tecnico dell’equipe dell’Accademia, e sono incoraggiati a partecipare alla vita dell’istituzione e agli eventi che ritmano il suo programma artistico e culturale, in
un approccio di commistione tra le arti (Notte Bianca in autunno, mostra dei borsisti durante l’estate, manifestazioni programmate durante tutto l’anno, festival ¡Viva Villa! organizzato in Francia dopo la residenza…).
La residenza annuale a Villa Medici è un’esperienza che si nutre delle diverse attività dell’Accademia come istituzione poliedrica, rivolta all’Europa e al Mediterraneo allo stesso tempo: laboratorio di creazione e di ricerca, centro
d’esposizione, piattaforma di ricerca in storia dell’arte, luogo di grande patrimonio e giardino rinascimentale eco-responsabile aperto ai visitatori.

Come candidarsi?

Le candidature devono essere inviate tra mercoledì 1 ° dicembre 2021 alle ore 12.00 e venerdì 7 gennaio 2022 alle ore 12.00 (Central European Time), esclusivamente sulla piattaforma dematerializzata dedicata al concorso, accessibile al seguente link:

https://concours-pensionnaires.villamedici.it/access/

I candidati e le candidate devono avere più di diciotto anni il giorno della scadenza di presentazione delle candidature.
Le fasi di preselezione, audizione e selezione saranno effettuate da una giuria composta da otto personalità. Al termine delle audizioni, la giuria delibera e redige la lista dei candidati vincenti. I borsisti sono nominati per un periodo massimo di 12 mesi.
Il regolamento del concorso, l’elenco dei membri della giuria, i documenti necessari per la presentazione delle candidature e i report annuali della giuria dal 2016 al 2020 possono essere consultati sul sito dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici al seguente indirizzo:

https://www.villamedici.it/fr/concours-des-pensionnaires/

Per maggiori informazioni sul concorso di selezione dei borsisti:

concourspensionnaires@villamedici.it

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In mostra alla Galleria Bluklein di Cesena

In mostra alla Galleria Bluklein di Cesena Leggi tutto »