pena di morte

10 ottobre 2023 Giornata Mondiale contro la Pena di Morte

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Tempi duri per la pena di morte

17 settembre 2009
17 settembre 1948
L’inviato dell’Onu Folke Bernadotte è assassinato da terroristi israeliani

Settembre è stato un gran brutto mese per la pena di morte.

E’ iniziato con un potente articolo del New Yorker in cui si racconta la storia di Cameron Todd Willingham che, condannato a morte per l’arson murder (incendio doloso con omicidio) delle sue bambine, si è sempre dichiarato innocente, arrivando a rifiutarsi di scambiare la condanna all’ergastolo con la confessione.

Il Texas lo ha ucciso nel 2004, anche se un famoso chimico aveva dichiarato che l’incendio era stato accidentale, mentre oggi è il rapporto ufficiale di Craig Beyler che lo scagiona completamente affermando che i primi investigatori:

“had poor understandings of fire science and failed to acknowledge or apply the contemporaneous understanding of the limitations of fire indicators.”

A questo rapporto, scritto per la Texas Forensic Science Commission, si è aggiunto l’elefantiaco resoconto sul patetico stato della scienza forense americana inviato all’apposita commissione Senatoriale dal National Research Council della National Academy of Sciences.

Rapporto che non poteva essere più tempestivo.

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In Re Swearingen

Forlì, 9 febbraio 2009
Viva la Repubblica Romana!

Larry Swearingen potrebbe essere innocente, ma per salvarsi deve dimostrare che Melissa Trotter, la donna per il cui omicidio è finito nel braccio, non è stata uccisa l’otto dicembre 1998, giorno della sua scomparsa, ma dopo il 10, poiché lui (come Alan Gell anni fa) avrebbe un alibi di ferro: era in prigione.

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Non ci sono innocenti nel braccio della morte

30 gennaio 2008
30 gennaio 1972 Bloody Sunday

Non ci sono innocenti nel braccio della morte.
La nostra lotta contro la pena capitale è una lotta morale ed etica. Una lotta per il rispetto dei diritti umani, per la vita, il diritto e la giustizia. Una lotta  che non ha bisogno di giustificazioni, perché la pena di morte è un sacrificio umano futile e feroce. Che sia la “giustizia del re” giapponese o il democratico “linciaggio legale” americano il risultato non cambia: la pena di morte è l’uccisione rituale di alcuni disgraziati allo scopo di placare le paure della società. Questa constatazione spiega da sola il nostro impegno. Questa è la ragione per cui non ci battiamo contro la pena capitale perché uccide gli innocenti, ma perché uccide i colpevoli.

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