Marzo 2009

Docenti dietro una cattedra: perplessi

Non sono più tanto sicuro. Non certo sicuro come quando ci sono stato per la prima volta. Allora le certezze erano così forti da spianare montagne e colmare vallate, facendo intravedere solo la linearità di percorsi senza turbamenti né scossoni. Stavo per rinunciare ad un’incerta prospettiva di docente con incarico annuale, per dedicarmi ad una professione di tecnico per la quale, in verità, avvertivo una scarsa vocazione; si trattava, tuttavia, di inoltrarmi nella strada per la quale avevo speso lunghi anni sui libri e nelle aule universitarie e questo doveva essere abbastanza per motivarmi alla scelta. Per caso, durante una conversazione con un’amica, anche lei insegnante, venni a sapere della sua esperienza vissuta in una scuola d’avanguardia, o, piuttosto, di frontiera. Chiesi e ottenni un incontro con l’animatrice di questa esperienza, sempre alla ricerca di persone adatte a portare avanti quella sua utopica iniziativa, alla quale aveva dedicato tutta se stessa.
Durante il nostro primo colloquio, una frase in particolare mi colpì. Parlando a proposito delle difficoltà che le Istituzioni frapponevano al suo percorso di ricerca e sperimentazione, mi disse: “Noi gli ostacoli non li aggiriamo. Li abbattiamo”. Fu una vera consolazione dopo tre anni di limbo, precariamente vissuti tra i banchi sconnessi di istituti professionali variamente dislocati, entrare almeno nel purgatorio, con l’evidente prospettiva di un futuro paradiso. Correva l’anno di grazia 1983, era un bellissimo settembre, la stagione ideale per l’inizio di una promettente avventura. E l’avventura durò per alcuni entusiasmanti anni.

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Un assalto umano disumanizzato

di Vincenzo Andraous

Non c’è giorno che non venga scandito da un assalto umano disumanizzato, perpetrato nei riguardi delle donne, nei confronti di un bambino,  di una giovanissima.
Il branco è nell’ombra, predisposto a un’opera demolitrice, a violare la realtà dell’altro, sconvolgendone l’equilibrio e compromettendone  il benessere, un’azione infame nel più profondo del termine, dove non c’è lessico che tenga per definirne il raccapriccio.

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Come gli aironi

di Laura Montanari

Erano ormai quattro mesi e più che Mirca raccomandava alle allieve del corso mattutino di yoga, donne mature dai cinquanta in su, di sgusciar fuori dal peso del corpo, di deporre a terra le fatiche del vivere quotidiano, per librarsi leggere verso il cielo, lasciando i freni della mente, innestando l’energia del respiro.
Lievi come piume, eleganti come farfalle, morbide come brezze marine, come… Le immagini erano sempre diverse, secondo la momentanea ispirazione, ma tutte evocavano leggerezza, serena vitalità, volevano sollecitare le allieve a  prendere il volo, una buona volta!

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Una mattina in classe, a parlare di stupro

di Monica Lanfranco

“Cosa si può fare quando chi ha potere abusa di chi non ne ha? Almeno farsi avanti, e gridare forte la verità. Farsi avanti per se stessi, farsi avanti per gli amici, farsi avanti anche se si è da soli”. E’ uno dei passaggi più significativi di North country – storia di Josie, film fortemente voluto dall’attrice Charlize Theron che interpreta la parte della prima donna che fece causa negli Stati Uniti per molestie sessuali alla miniera dove lavorava, creando così un precedente per l’introduzione nell’ordinamento nordamericano delle class action, (le azioni di categoria) incentrate sui diritti sessuati.

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