di Lea Melandri
Raramente guardo Piazza Pulita (LA7), ma quando, prima di andare a dormire, sono capitata in un “processo mediatico”, un format che ormai conosciamo, ma con una protagonista femminile di particolare interesse (Maria Rosaria Boccia) e uno staff di giornalisti penosi – per il cosiddetto caso Sangiuliano – non ho potuto non fermarmi. Una trasmissione da riascoltare e studiare: un sintesi rara di questione di genere, privato e pubblico, personale e politico, sessualità e politica.
Quando il potere, politico e mediatico, si trova di fronte a una donna che non si piega alla posizione di vittima, è davvero “nudo”. Soprattutto se l’accanimento maschile, neppure tanto velatamente sessista, si trova di fronte a una donna pacata, razionale nelle sue argomentazioni e un sorriso inattaccabile. Comincio a credere che, invece di “una risata vi seppellirà”, per un potere maschile declinante, basterebbe il sorriso inquietante nella sua imperturbabilità di tante Maria Rosaria Boccia.
A differenza delle mie abitudini, questa volta non farò il pelo all’uovo, cercando di mettere in luce le ragioni più o meno nascoste che spingono Maria Rosaria Boccia a tenere aperto il suo caso sulla scena pubblica. Quello che mi colpisce e che ritengo meriti l’attuale duraturo dibattito politico su quanto intercorso tra lei e l’ex ministro Gennaro Sangiuliano, è il fatto che una donna raramente, anziché arrendersi oppure adattarsi al potere maschile, riesca a tenergli testa, a metterlo in scacco, e fare lo stesso con quei soloni del giornalismo che tengono banco dai pulpiti televisivi, a ogni ora e a ogni trasmissione. Tanto che ho pensato che li tengano lì anche a dormire.
Lo confesso: giovedì sera (3 ottobre), a Piazza Pulita, mi sono divertita molto. Che ci sia sempre stato un legame tra sessualità e politica il femminismo lo dice da mezzo secolo e oltre, ma come talvolta accade può essere un caso particolare a portare allo scoperto una verità rimasta così a lungo “impresentabile”.
Gli uomini di potere hanno sempre avuto mogli e amanti che in qualche modo hanno favorito, salvo scaricarle quando potevano intralciare le loro carriere, e riconciliarsi con le consorti. L’unica differenza è che in passato era più facile lasciare queste relazioni nel privato. Oggi, grazie alla cultura femminista, il “privato” viene riletto come “il personale”, il vissuto del singolo, nella relazione, che c’è sempre stata col “politico”. Non è ancora purtroppo una consapevolezza acquisita, ma è sotterraneamente la ragione per cui del caso Boccia-Sangiuliano si continua ossessivamente a discutere.
Insomma, sono con Maria Rosaria Boccia, qualunque siano le ragioni della sua tenace volontà di non farsi oscurare dall’arroganza del potere maschile.
L’articolo è stato pubblicato su Comune-info il 4 ottobre 2024