Laura Montanari

Siamo anche “figlie del cielo”

E’ la mia riflessione di questa mattina,13 febbraio, nell’attesa di partecipare alla manifestazione “Se non ora quando?”, nella Piazza del Popolo di Ravenna. Felice di sapere che anche nella nostra piccola città di provincia un popolo di donne, da giorni, si stava mobilitando per far sentire la voce dell’indignazione e la volontà d’impegno, contro la biasimevole condotta politica del governo e del suo cosiddetto “presidente”. Una riflessione di semplice cittadina, mossa soprattutto dalla constatazione, per me incredibile, che ci sono ancora tante donne, troppe, cieche, sorde e mute nei confronti di ciò che sta accadendo.

E’ come respirare…
Respirare è un fatto naturale…, per tutti, donne e uomini. Giù e su, su e giù…Chi ci fa caso? L’aria ci corre dentro e fuori e noi intanto facciamo la nostra vita, giorno dopo giorno, ora dopo ora… Le solite cose della nostra vita, lavorare, mangiare, camminare, pensare, gioire, soffrire… E il respiro ci accompagna, con il ritmo silente di uno stantuffo.
Ma ci sono circostanze, momenti difficili delle nostre vite in cui ci accorgiamo che respirare regolarmente, normalmente, non ci basta, non ci dà energia, vitalità. Sentiamo che il nostro respiro è corto, si blocca, ci fa boccheggiare, come pesci nell’acqua , e non come creature dell’aria…
Ci sembra di soffocare, oppressi da pesi, schiacciati a terra…
Allora sentiamo all’improvviso, urgente, il bisogno di respirare “consapevolmente”, abbiamo bisogno di riconsiderare quel giù …, che forse non va nel profondo, nella nostra pancia, non riesce a  nutrire quelle radici che stanno piantate nella terra, e quel su, che stenta a farsi flusso ascendente
per espanderci verso l’aria, tutta l’aria circostante, fino al cielo…

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C’e’ mare e mare

Tutti al mare!… E’ lo slogan che risponde al bisogno di tutti quando scoppia l’estate con la sorpresa di un caldo, atteso sì, ma sempre “eccessivo”, perché nell’inverno ci si è dimenticati com’è.
Certo, soprattutto per chi ha la fortuna di abitare a due passi  dalla costa, che si raggiunge in una manciata di tempo.
Soprattutto al mare corrono i ragazzi e i giovani studenti, consumato il rash finale della scuola tra stanchezza e tensioni, fin dall’ “ultimo giorno”, che è per tradizione festa di spiaggia, con il rito del bagno purificatore.
Penso a loro e sorrido, ricordando le mie stesse urgenze di liberazione, il piacere sadico di buttare via, sulla sabbia dove capita, i due libri ancora nello zaino dell’ultimo giorno …
Non immaginerei mai e poi mai di ritrovare frotte di ragazzetti alle prese con i libri, ancora!
Al mare, sì, al mare di Rimini ! ma… ad un “Mare di libri”. Il 20, 21, 22 giugno, quando il cielo saetta luce e calore fino a 38° C!
Questi piccoli eroi, ragazzetti, adolescenti e giovani, hanno scelto di stare al mare in compagnia dei libri. Libri da leggere, non da studiare, è vero, ma pur sempre libri che propongono il gioco delle parole, che non è dei più facili e immediati. Libri che regalano immagini solo se si entra dentro veramente nelle storie. Libri che sottraggono tempo agli amici, alla televisione, alla playstation, agli sms…
Estremamente coraggiosa, la sfida delle tre giovani libraie di Rimini che, in collaborazione con la rivista “Fuorilegge”, hanno lanciato per la prima volta l’iniziativa “Mare di libri. Festival dei ragazzi che leggono”. Una sfida vincente.
Ci sono infatti giovanissimi, tanti, che si aggirano per le strade silenti della città in ebollizione, che hanno disertato la “spiaggia di Rimini”, notoriamente spiaggia attrezzatissima e tutto confort, per trovare frescura nei luoghi del Festival, la sala degli Archi, i Chiostri degli Agostiniani, la sala del Museo della città…
Per incontrare “i loro Autori”, per fotografarli, ascoltarli e interrogarli – quante mani alzate, a gara, e quante spontanee e intelligenti domande, nel tempo solitamente vuoto, tragicamente imbarazzante per il pubblico adulto!
Per comperare, a pacco, gli ultimi libri-novità del genere amato, farseli autografare, e poi portarseli via in un abbraccio gioioso.
Per scoprire chi sono i giovanissimi autori, quasi loro coetanei, i “casi letterari” che sono arrivati all’improvviso al traguardo del successo, e lo raccontano, dopo aver scritto, come loro, pagine e pagine di storie ed emozioni. Perché spesso i ragazzi che amano leggere sono i ragazzi che amano anche scrivere.
E sono qui,  nella  Rimini  del solstizio, anche per lavorare. A piccoli gruppi i giovani dello “staff” – in caratteri neri sulle magliette bianche – si muovono affaccendati tra una sede e l’altra del Festival caricando sulle loro bici  scatoloni di libri, guidano e informano con i sorrisi birichini, presentano gli incontri con facce all’improvviso seriose… Sono appena usciti dalle aule delle Scuole Superiori della città, e si sono messi, volontari, al servizio della promozione di un bene che, si teme, sia  out per la generazione giovanile.
Ma questi giovani di Rimini o giunti appositamente a Rimini – splendida la scena di una processione di una ventina di ragazzi che attraversano la piazza torrida trascinandosi i trolley ( una scena felliniana, mi viene da pensare mentre li guardo) – amano leggere.

Me ne vado da Rimini col calore nel cuore, non solo sulla pelle.
Confermo la mia fiducia nei giovani.

:: Le foto del festival

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Bulow

Ravenna, 23/01/2008

Oggi pomeriggio passavo per la Piazza del Popolo e mi sono ritrovata a salire le scale del Municipio, per rendere omaggio alla salma di Arrigo Boldrini . Mi sono sentita di farlo, non per un formale tributo di cittadina classe 1945 (l’annata della liberazione, l’annata della pace generosa di nascite!), ma quasi per il bisogno di trarre, attraverso la sua morte, attraverso la memoria storica, una rinnovata fiducia nella possibilità di una rigenerazione della classe politica italiana, in giorni in cui la nostra Repubblica scivola sempre di più verso uno stato di degrado che ci avvilisce e ci addolora.

Ma mi ha guidato all’ultimo saluto anche una sorta di legame affettivo, che negli ultimi anni avevo avuto modo di abbozzare. Avevo incontrato “il grande Italiano” nel corso delle ultime estati a Marina Romea, presso la Residenza per anziani Betania, dove mia madre, classe 1916, trascorreva i due mesi di villeggiatura. Il grande Bulow, mia madre e qualche altro/a coetaneo/a passavano ore ed ore a giocare a carte, scambiando qualche battuta, qualche ricordo. Mia madre, alle prime partite, mi diceva di sentirsi imbarazzata per l’onore di sedersi al tavolo “con Bulow !”, ma via via era stata conquistata dalla sua gentilezza (al termine dei “tornei”, baciava le mani alle signore e ringraziava) e aveva persino trovato il coraggio di raccontargli che sua figlia, io, aveva scritto un piccolo libro proprio sull’ Isola degli spinaroni, che lui doveva ben conoscere!

Mia madre è morta un anno fa, in pochi giorni, e a consolare il mio dolore è stata la considerazione che non poteva esserci morte più discreta e dignitosa, mentre mi aveva rattristato molto nelle ultime due, tre estati, constatare che il “grande Bulow” stava incominciando a combattere una nuova battaglia. Così, quando compì i novantanni e io lessi sulla stampa i tanti messaggi di auguri delle Autorità, mi venne spontaneo scrivere il mio sentimento.

Non so bene perché, ma mi sento di comunicarlo anche ad altri.

Ai novantanni di Bulow

Per una briscola pacata e assente, le diafane, esili mani del grande vecchio rimescolano carte sul tavolo.

Governava allora altre carte, con mani ferme e tenaci. Tracciava le mosse di una buia partita, con lucido disegno.

Ora, sul viso abbassato, un mite sorriso affiora smarrito dal silenzio di ore. Incerti i suoi passi, guidati dai passi di un altro.

Il lampo fiero dei vigili occhi penetrava la soglia dei canneti di valle, le nebbie melmose della pianura. La sua parola, un’azione compiuta.

Implacabile il contrattacco del tempo. Alla resa dei novantanni un fragile vigore, un fioco torpore di pensieri, il bandolo imbrogliato dei ricordi.

Caro Arrigo… Grazie Arrigo… La città onora il Comandante, che ora combatte per la sua dignità.

una cittadina

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