Lettura

L’Italia che non legge, tra cifre desolanti e resistenze illuminate

di Anna Toro

“In argot francese, leggere si dice ligoter, che vuole anche dire ‘incatenare’. Nel linguaggio figurato un grosso libro è un mattone. Sciogliete quelle catene e il mattone diventerà una nuvola”. …

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Il litigio? Aiuta. Eccome

di Rose Marie Callà

L’ idea che nella società, nei gruppi sociali e tra gli individui esista e persista un contrasto di fondo, per taluni risolvibile, per altri irrisolvibile, per taluni disfunzionale, per altri funzionale, è un tema ricorrente nella storia del pensiero filosofico e politico dell’Occidente. Recente, invece, l’interesse da parte della psicologia dell’età evolutiva rispetto ai conflitti tra i bambini. Nella storia della pedagogia, afferma infatti Daniele Novara – autore del volume «Litigare per crescere. Proposte per la prima infanzia» – «non esiste una riflessione sui litigi e sulla conflittualità infantile che superi il preconcetto che li considera errori, carenze e mancanze». Insomma, il conflitto tra i piccoli è stato lungamente considerato un incidente di percorso nel cammino educativo.

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La Cà di Ragi

Aldo Fabbri col suo “La Cà di Ragi” ci racconta di S.Pancrazio, anzi di tre S.Pancrazio: quello che abbiamo nel cuore, quello del tempo passato e quello presente,  custode di molte storie. Fabbri,  con le sue parole e il valido supporto della prefazione di Ezio “Cicci”, riesce a consegnare a tutti i  lettori la vita quotidiana di un tempo lontano. Con queste memorie chi oggi passa davanti alla “Cà di Ragi” non può più avere uno sguardo superficiale. L’interessante lettura ha la capacità di  trasformare le memorie in ricordi quasi personali,  anche per chi non ha vissuto quel periodo. A quando  altre pagine di sanpancraziana?

Il libro è in vendita presso:
Associazione Culturale la Grama – S.Pancrazio (RA)

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Una storia bastarda

Gian Ruggero Manzoni – Una macchia nel sole
Edizioni del Girasole. Ravenna, 2009 – pp. 277

Attraversano la guerra in sella alle loro amate moto. La guerra attraversa le loro teste tracciando la trama del romanzo. Narratore e protagonista traghettano gli avvenimenti storici, che hanno segnato l’Italia dal 1943 al ’45, dalle pagine della Storia al sopravvivere quotidiano. Il narratore, cronista occasionale ma non casuale, non si preoccupa di individuare lo sviluppo degli avvenimenti, ma di trascrivere lo stato d’animo delle persone sbandate da quella guerra, che si è trasformata da conflitto fra Stati a Resistenza armata, per diventare guerra civile e delitto privato. La Storia resta sempre nello spazio bianco fra le righe, quasi una storia bastarda raccontata con parole dialettali piegate alla lingua italiana, poiché i tumultuosi stati d’animo per essere descritti hanno bisogno di parole precise come quelle di un linguaggio tecnico. Un fatto è quello che ci racconta Gian Ruggero Manzoni, una storia quella che leggiamo noi.

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il cristo cancellatore non è risorto

aldo merce – il cristo cancellatore non è risorto. Edizioni Lumacagolosa. Borgo Faina – Villanova, 2010. Stampato su carta Canson in 50 esemplari numerati e firmati.

Tutto era stato scritto! Siamo nel ’68, anno dove anche i muri sono pieni di parole. Le parole occupano  tutte le superfici, eppure Emilio Isgrò * con la materialità di un gesto riesce ad allargare l’area della lettura: “cancella le parole”. Non le inventa tantomeno le modifica, cancella parole creando una pagina totalmente nuova che evita ogni possibilità di ri/lettura: tutto deve essere letto per la prima volta. Il Cristo Cancellatore scaccia ogni possibile pigrizia dal lettore, non ammette mercanti (riletture) nel tempio (pagina). Nel cogliere questo processo della lettura e il suo progressivo  scaricarsi  verso la rilettura  sta l’azione del libro di Aldo Merce con le pagine senza parole,  totalmente cancellate dove non è ammesso leggere, forse neanche rileggere.
Dino Silvestroni

* Emilio Isgrò – Il Cristo Cancellatore. Romanzo semplice. Testo di Pierre Restany. Milano.  Galleria Apollinaire, 1968

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