Cultura

Libri sui libri

Il gusto dell’inattuale

Sta arrivando l’inverno, stagione propizia alla lettura. Le letture sulle letture, mi riferisco a libri che parlano di libri, possono essere mortali o vivacissime, a seconda degli autori naturalmente.
Se aveste la fortuna, o l’abilità, di imbattervi in un raccontatore acuto e sensibile, che unisce arguzia a conoscenza, potreste godervi una, due, serate deliziose.
In più fareste propositi di andare a scovare i testi che sono descritti. Non succederebbe, ovviamente, ma non si sa mai. Domani, più in là, un titolo che vi è rimasto in mente apparirà e ne approfitterete. I libri viaggiano a questo modo dall’uno all’altro.

E’ capitato a me da poco, ed è per questo che ne parlo. Il libro che voglio indicare si intitola “Biblioteca domestica”, l’autore si chiama Giulio Cattaneo.

Le biblioteche di casa, dimenticate o conservate che siano, sono il pretesto che Cattaneo usa per parlare di libri e di scrittori dei primi del 900 e su fino alla seconda guerra mondiale.
Mi rendo conto dell’improbabilità che argomenti come questi interessino oggi. Eppure se avrete la pazienza di cercare il testo sarete ricompensati oltre ogni dire.
Cattaneo è lettore che trasmette, senza alcuna enfasi, grande amore per i libri. E’ un apripista, un pathfinder, della letteratura. Nel suo libro troverete ricordi, idee, giudizi, necessari a capire gli autori di cui scrive, utili a noi come consigli di un amico.

Giulio Cattaneo
Biblioteca domestica
I libri o quasi libri degli italiani pre-moderni

Longanesi 1983.

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Trucco, maschera del viso

di Maddalena Giovannelli

Tratto dal catalogo della mostra fotografica: Tra un manifesto e lo specchio. Aristi in camerino di Giuseppe Nicoloro.

L’attore tragico, nella Grecia antica, si presentava in scena completamente trasformato: indossava un lunghissimo e sfarzoso abito, ai piedi alte scarpe che gli conferivano una statura innaturale, sul viso, naturalmente, la maschera. Questa era, probabilmente, innanzi tutto una macchina fonica, che permetteva di recitare in spazi ampi davanti a 10.000 spettatori. Ma era anche il mezzo tramite il quale un semplice cittadino ateniese smetteva di essere tale per divenire un eroe del mito, Eracle, Medea o Agamennone; o la chiave per uscire dalla vita quotidiana ed entrare in una dimensione altra, quella del teatro. L’attore sul palco non aveva aspetto umano: diveniva funzione del racconto o, come ha scritto il regista Massimo Castri, un enorme e affascinante burattino; a nessuno interessava intravedere (seppure in controluce) l’essere umano che si nascondeva dietro la maschera.

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