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La povertà in Italia secondo i dati 2023 della Rete Caritas

di Giovanni Caprio

E’ stato appena approvato dal Senato della Repubblica grazie all’ennesimo voto di fiducia il cosiddetto decreto lavoro, che ora passa alla Camera dei deputati. Un provvedimento che rappresenta un vero e proprio attacco ai poveri e ai lavoratori, che introduce la precarietà permanente in cambio di qualche spicciolo per i redditi bassi, che smantella il reddito di cittadinanza e che aumenta la precarietà. Un provvedimento figlio di una visione della povertà- di thatcheriana memoria- che lega la condizione di miseria ad una responsabilità individuale: chi vive in povertà è causa del suo mal. Una visione della povertà semplicistica, fuorviante e grottesca, che anche oggi- per l’ennesima volta– è stata confutata. Ci ha pensato la Caritas con il suo Report statistico 2023 sulle povertà.

In termini assoluti si contano in Italia 5milioni 571mila persone in stato di povertà assoluta, erano 1,8 milioni solo tre lustri fa’. La povertà in Italia è ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi un residente su dieci, il 9,4% della popolazione residente vive infatti, secondo l’Istat, in una condizione di povertà assoluta.

Ma che cosa ci dicono i centri d’ascolto Caritas? Nel 2022, nei 2855 centri di ascolto della Caritas, le persone incontrate e supportate sono state 255.957. Un aumento del 12,5% rispetto al 2021. E’ quanto emerge dal rapporto Caritas e dal bilancio sociale. Nel 2022 gli interventi della rete Caritas sono stati numerosi e differenziati: complessivamente sono stati erogati oltre 3,4 milioni di interventi, una media di 13,5 interventi per ciascun assistito (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 71,8% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (distribuzione di viveri, accesso alle mense/empori, docce, ecc). Rispetto alla storia assistenziale, non si tratta sempre e soltanto di nuovi poveri: quasi il 30 per cento delle persone è infatti accompagnato da più di 5 anni. A chiedere aiuto sono donne (52,1%) e uomini (47,9%). L’età media dei beneficiari si attesta a 46 anni. Complessivamente le persone senza dimora incontrate sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021), pari al 16,9% del totale.

Forte risulta essere la relazione tra povertà e bassa scolarità. Tra gli assistiti prevalgono infatti quelli con licenza media inferiore che pesano per il 44%; se a loro si aggiungono i possessori della sola licenza elementare (16,2%) e la quota di chi risulta senza alcun titolo di studio o analfabeta (6,3%) si comprende come i due terzi dell’utenza sia sbilanciato su livelli di istruzione bassi o molto bassi. Rispetto al 2021 cresce leggermente la percentuale di chi può contare su titoli di studio più elevati (diploma superiore o laurea), segnale di una povertà che diventa in qualche modo sempre più trasversale. Strettamente correlato al livello di istruzione è poi il dato sulla condizione professionale che racconta molto delle fragilità di questo tempo post pandemico. A chiedere aiuto sono per lo più persone che fanno fatica a trovare un lavoro, disoccupati o inoccupati (48,0%) ma anche tanti occupati, working poor o lavoratori poveri su base familiare, che sperimentano condizioni di indigenza (22,8%).

La Caritas suddivide i beneficiari della sua rete in 5 cluster o profili, ciascuno con dei tratti sociali specifici: “i vulnerabili soli”, ovvero uomini, tra i 35 e i 60 anni, che vivono soli, che per oltre la metà risulta celibe, a cui si aggiunge anche una quota importante di divorziati e dei quali più di uno su tre risulta senza dimora; “le famiglie povere”, gruppo che comprende soprattutto donne adulte, coniugate (i due terzi), con figli (82,7%), spesso minori conviventi; “i giovani stranieri in transito” fatto di giovani uomini stranieri, con un’età media di 25 anni, in maggioranza celibi e di cui uno su due è di nazionalità africana; “I genitori fragili”, gruppo che comprende in particolare genitori di età compresa tra i 35 e i 60 anni, per lo più di genere femminile, che quasi sempre hanno figli minori conviventi, vivono con i propri familiari o in convivenze di fatto, ma in nuclei mediamente più numerosi rispetto agli altri gruppi; “i poveri soli”, che sono soprattutto adulti di genere maschile, per lo più tra i 35 e i 65 anni, di età media più alta rispetto agli altri cluster, che vivono soli e presentano una elevata incidenza rispetto agli altri gruppi di celibi, separati/divorziati, vedovi e pensionati e sono quasi sempre senza figli.

Scrive don Marco Pagniello Direttore di Caritas Italiana nella presentazione del Report che “lo scenario economico e sociale negli ultimi anni, come sappiamo, oltre a moltiplicare la platea degli indigenti ha anche prodotto un acuirsi delle fragilità di chi era già in stato di vulnerabilità”. Aggiungendo la necessità, che è alla base della pubblicazione della Caritas“che il dato venga comunicato in modo tempestivo, così da poter cogliere sul nascere dinamiche e nuove tendenze, valutando in tempo quasi reale l’effetto sulla pelle dei poveri di alcune decisioni apparentemente neutre dei policy-makers”.

Qui il Report della Caritas completo.

L’articolo è stato pubblicato su Pressenza il 28 giugno 2023
La foto è di Frantisek_Krejci da Pixabay

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Milano capitale del XXI secolo o metropoli che si avvia al tramonto?

Seminario a cura di Effimera

Milano capitale del XXI secolo o metropoli che si avvia al tramonto?
Tenutosi il 4 marzo 2023
Presso la Casa della cultura di Milano

Parte I

Interventi di: S. Lucarelli, V. Agnoletto, T. Palidda L. Perini, Ultima Generazione.

Durata 2:29:01

Parte II

Introduce e coordina Gianni Giovannelli

Interventi di: Elena e Selam (Spazio di Mutuo Soccorso), L. Trada, E. Braga,  A. Fumagalli, G. Lerro.

Durata 2:50:59

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Meloni e l’Europa: la retromarcia su Roma

di Renata Girardi

Dall’insediamento, alla legge di Bilancio, fino ad oggi, il governo Meloni sembra un’ automobilina dell’autoscontro, quando va a sbattere contro i perimetri di contenimento dell’autopista, con rimbalzo all’indietro.
I perimetri sono quelli solidi e invalicabili dell’Europa.

POS, la più eclatante, bocciata in EU perché in contrasto con le direttive del PNRR in fatto di evasione fiscale. Quindi chi lo rifiuta può avere una multa di 30€ + 4% della transazione rifiutata. Le commissioni bancarie? La Premier prima voleva azzerarle, poi le hanno spiegato che chi offre un servizio richiede un pagamento di solito. Ora vuole spostare i costi sugli utenti, una grande visione espansiva, non c’è che dire.

DDL ONG di Piantedosi, con cui le navi vengono sanzionate o sequestrate in caso di salvataggi multipli è stato considerato solo Nella misura in cui il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ne ha richiesto immediata cancellazione.

Tetto al contante. Dei 10.000€ iniziali l’UE ha detto non se ne parla nemmeno. Stiamo a 5000€.

Liberalizzazione calendario venatorio Ieri l’Europa è intervenuta, con toni affatto accomodanti, chiedendo di rivedere la norma.

PNRR Meloni ha chiesto di modificarlo, la risposta è stata NO.

Reddito minimo La ministra Calderone firma in Europa per l’applicazione, mentre in Italia la Meloni lo vuole eliminare.

Bolkestein la Corte di Giustizia Europea si esprimerà in primavera: applicazione entro il 31.12.2023. Cercare vie per dribblarla come ha fatto il Portogallo, stabilendo in modo surrettizio cosa sia “spiaggia” e cosa sia “arenile” risulta impraticabile. Fioccherebbero infrazioni e, a meno che non le pagassero i balneari, scoppierebbe uno scontro contro un governo che opera per categorie di riferimento elettorale.

Le infrazioni l’Europa ha annunciato costeranno dal 2023 il 20% in più.

Ma la giravolta estrema sarà il MES, la misura salva-stati su cui Meloni costruì la sua fortuna definendola MISURA AMMAZZA STATI, EUROFOLLIA. A gennaio Von Der Leyen è scesa in Italia scortata dal commissario per il MES. Il messaggio è stato lapidario: dovete ratificarlo!

Meloni dovrà rinnegare questa sua battaglia dopo aver mentito ripetutamente? Nel 2020 accusò Conte di averlo firmato di nascosto, e la dice lunga sul livello diffamatorio, visto che richiede un passaggio parlamentare. Lo fece per aizzare il dissenso contro Conte ed il governo in carica.

Il tentativo puramente scolastico per crearsi un alibi verso l’opinione pubblica, chiedendo qualche “piccola modifica” per giustificare l’ennesima retromarcia, come l’ha accolto la Von Der Leyen?
Non l’ha nemmeno preso in considerazione.

La foto è di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi

L’articolo è stato pubblicato su Osservatorio della legalità il 3 febbraio 2023

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