Archivio della categoria: piattaforme

Contenuti a pagamento

Re: Sempre difficile far pagare i contenuti online, ma…

Forse

"Forse la vita non è una gara il cui unico scopo è arrivare primi.
Forse la vera felicità non sta nello scavalcare continuamente quello davanti.
Forse la verità sta in quello che la maggior parte del mondo al di là del moderno occidente ha sempre creduto, e cioè che ci sono delle pratiche di vita, buone in se stesse, che di per sé sono portatrici di realizzazione.
Forse il lavoro che è intrinsecamente fonte di ricompense è per gli esseri umani migliore del lavoro che è remunerativo solo esternamente.
Forse un impegno durevole nei confronti di coloro che amiamo e l’amicizia civica sono da preferirsi alla competizione senza sosta e all’autodifesa ansiosa.
Forse il culto comune, in cui esprimiamo la nostra gratitudine e la nostra meraviglia di fronte al mistero dell’essere, è la cosa più importante di tutte.
Se è così, noi dovremo cambiare le nostre vite."

R.N. Bellah, Le abitudini del cuore. Individualismo e impegno nella società complessa, trad. it Armando, Roma, 1996, p. 368

letto per caso in Educare.it

“Silenzioso appello all’apertura di un nuovo spazio”

"Da chi è fatto allora il web 2.0 nostrano? Si tratta spesso di gruppi di esperti che rimanendo nell’ombra si ritrovano online dopo giornate di lavoro "tradizionale" disegnando quella che sperano essere la prossima killer application, l’esperimento che cambierà loro vita professionale e magari anche entità del conto in banca".
Il web 2.0 in Italia di Emanuele Quintarelli

"Il peggio accade quando gli spazi inferiori vogliono comandare e violentare gli spazi superiori", volonta’ innata anche nello Spazio delle merci che guardando in su vede nel nascente Spazio del Sapere il prossimo territorio da conquistare.
in: Cristiano Siri. Weblog: prove di intelligenza collettiva? (Pdf) – Tesi di laurea. Genova, 2003. p. 37.

Saldo

Blog, metriche e valore
di Zuck

E noi continuiamo per la stessa strada

“Non c’e’ un momento, e nemmeno un lasso di tempo, che possa fare da spartiacque nel web tra 1.0 e 2.0. Non ci sono neanche sviluppi sufficienti per giustificarlo.”

L’ha detto David Weinberger ed io condivido :)

Nòva, giovedi’ 11 gennaio 2007.

Aggiornamento del 16 gennaio ore 14:56

Ma poi, tanto nuovo non è!
di Gigi Cogo

Un post puo’ misurare la distanza

Voglia di misurarsi, il post di Suzukimaruti, a mio parere, ci aiuta a capire a che punto del cammino sia il web. Il mio intervento vuole prendere le “distanze” da una posizione che non mi convince e che, secondo me, ha delle contraddizioni.
A cosa serve la classifica di Blogbabel?
Penso a dimostrare una volta di piu’ e, se ancora ce n’era bisogno, che il web non puo’ essere indagato con gli stessi strumenti utilizzati per studiare i mezzi di comunicazione tradizionali.
Ma allora, a cosa serve Blogbabel?
Non so se era nelle intenzioni dei suoi ideatori, ma oggi Blogbabel è un motore di ricerca utile per seguire le conversazioni della blogosfera italiana. E’ aggiornato in tempo quasi reale, è affidabile e funziona sempre :)
Quando sarà attiva, la funzione “cerca per URL” permetterà di seguire le reazioni alla pubblicazione di ogni singolo post.
E la mappa?
La mappa ha scatenato un numero consistente di interventi interessanti, forse, per il fatto che i tempi erano maturi.
Di fronte ad un’unica mappa ognuno di ‘’noi’’ ha visto e letto cose differenti, non c’è stata un’unica reazione di massa e nemmeno una divisione tra sostenitori e oppositori, ma tante “voci” che leggevano la stessa mappa da punti di vista diversi. Questo va nella direzione di quello che Pierre Lévy chiama “intelligenza collettiva”.
Ma attenzione, l’intelligenza collettiva non è una realta’, è solo una possibilita’.
E veniamo al punto che, secondo me, è causa dei malumori di Vittorio Zambardino e delle inquietudini di Simone Morgagni. Dalla conversazione, nata dopo la pubblicazione della “mappa” sono state individuate due posizioni distinte e distanti: blog alla ricerca di modelli di business, che ripropongono in rete il modello del mercato e di tutte le logiche ad esso legate, blog, che hanno fatto proprio il sistema del dono e che proseguono sulla strada tracciata dagli architetti della rete e profetizzata da Lèvy.
Suzukimaruti scrive: ‘’Chiarito il fatto che, salvo filantropi, ipocriti e poveri illusi, piu’ o meno tutti abbiamo un blog per ‘’vendere” qualcosa a qualcuno.’’
Suzukimaruti raffigura l’uomo moderno, realista e immune dalle tentazioni del dono. Ma a ben gurdare le cose potrebbero non stare proprio così: “Notiamo per inciso un elemento che potrebbe essere piu’ sorprendente: parlare è considerato un dono. Il primo forse. […] Prima di informare o di mirare a far si’ che gli altri si conformino ai nostri scopi, la parola e’ soprattutto destinata all’altro in quanto altro […] puo’ circolare soltanto se tra l’uno e l’altro, tra gli uni e gli altri, e’ stato preliminarmente creato e simboleggiato proprio quel rapporto che autorizza la parola […] e di essa si nutre. (Jacques T. Godbout, 1992).
Suzukimaruti ci ha “donato” “chilometri” di parole :)
E di questo lo ringrazio.