pacchetto sicurezza

Una sola umanita’

Signor Presidente della Repubblica,
ho sempre fatto mio lo scritto di don Milani: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro’ che, nel vostro senso io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
Come “senza patria” non avrei quindi mai pensato di dovermi rammaricare di essere italiana. Ma di fronte agli stranieri che in questi giorni vengono colpiti dal “pacchetto sicurezza”, una legge immorale, incostituzionale e razzista mi vergogno profondamente. Vorrei trovare il modo di comunicare loro che sono consapevole che l’immigrazione e’ la conseguenza di un sistema internazionale di ingiustizia; e che, se mi trovassi nella loro stessa situazione, anch’io cercherei, legalmente o illegalmente, di emigrare.
Vorrei raccontare loro la storia di mia nonna, vittima di pulizia etnica in Turchia nel 1913, ed approdata in Italia solo perche’ di lontanissime e ormai dimenticate origini italiane; e dei miei zii, emigrati in Francia in cerca di lavoro. Forse avro’ anch’io bisogno di una donna straniera che mi assista; ma non e’ per puro utilitarismo che vorrei che fosse bene accolta: e’ anche per non dovermi vergognare del paese in cui vivo e di cui, volente o nolente, condivido la lingua, la storia e la cultura.
Sono una semplice insegnante, e quindi probabilmente non mi trovero’ nella condizione di dover chiedere il permesso di soggiorno a chi iscrive i figli a scuola: a me di solito vengono consegnati gli elenchi dei bambini gia’ iscritti. Ma se in qualche modo dovesse capitare, dichiaro fin d’ora che disobbediro’ e boicottero’ questa legge ingiusta.
Signor Presidente della Repubblica, lei sa che questa legge contravviene ai principi fondamentali della Costituzione: rispetto per i diritti umani, diritto di asilo, solidarieta’ ed accoglienza.
Non la firmi.

Norma Bertullacelli

Supplemento straordinario de “La nonviolenza e’ in cammino” dell’8 luglio 2009

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Lettera aperta al Presidente Napolitano

di Giancarla Codrignani
Caro Presidente, non avrei voluto scriverti questa lettera e tanto meno permettermi di interferire con la tua alta responsabilità.

Ma proprio perché in questo momento mi sembra necessario che si valorizzi anche la responsabilità civica di ciascuno di noi in quanto cittadino, credo di dovermi rivolgere a te per pregarti di non firmare le norme in materia di immigrazione approvate in questi giorni.

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Cainilandia

di Ettore Masina

Cerco di dirlo pacatamente, quanto più posso, ma debbo dirlo ad alta voce perché mi accade frequentemente che amiche e amici mi domandino (ed io lo domandi a me stesso) cosa significhi essere cattolico; e ne parlo in pubblico perché oggi più che in tante altre occasioni sento il bisogno di far parte di un gruppo che non accetta di vivere passivamente la storia. E dunque grido: se pensassi ancora, come un tempo, che essere cattolico vuol dire prestare ossequio all’istituzione vaticana (lo stato-Santa Sede, la burocrazia ecclesiastica, il centro di potere che si incarica di tradurre il vangelo in diplomati-chese, sbiadendone il significato), allora preferirei considerarmi cristiano in diaspora, lontano da ogni denominazione. In queste ore, infatti, sono travolto da un sentimento che è più che indignazione o rabbia o sconforto: la parola esatta per qualificarlo è schifo.

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