Come andò

a cura della Redazione

Il 7 luglio 1881 uscì il primo numero del <<Giornale per i bambini>>; aveva 16 pagine e a pagina 3 presentava la prima puntata (2 capitoli) de La storia di un burattino.

Carlo Lorenzini raccontava di Pinocchio con sufficienza e fastidio, tanto che, inviando a Martini i primi due capitoli, aveva scritto: <<Ti mando questa bambinata… fanne quello che vuoi ma se la pubblichi pagamela bene per invogliarmi a seguitarla>>.

Collodi continuò a scrivere fino al capitolo XV, dove con un asterisco avvertiva che si trattava di <<continuazione e fine>>.

Ma il 16 febbraio del 1882 la storia continua con il titolo Le avventure di Pinocchio e per la prima volta si fa ricorso all’illustrazione; le puntate uscite nel 1881, infatti, erano state pubblicate senza illustrazioni specifiche utilizzando per i disegni cliché di repertorio.

L’incarico di illustrare la storia viene dato a Ugo Fleres, che dedica la prima illustrazione a Pinocchio impiccato, trait d’union con la prima parte delle Avventure. Fleres eseguì almeno sei disegni riferiti a Pinocchio.

Il 25 gennaio 1883 Collodi terminava la sua opera e pochi giorni dopo, in febbraio, esce il libro Le Avventure di Pinocchio edito da Felice Paggi editore e libraio di Firenze. Il volume è illustrato da Enrico Mazzanti.

Quello di Mazzanti è l’unico Pinocchio disegnato, mentre Collodi è ancora in vita. L’autore e l’illustratore erano legati da una vecchissima collaborazione e da viva amicizia. Sembra probabile, quindi, che l’immagine di Pinocchio abbia avuto il beneplacito dell’autore e che possa considerarsi una sorta di versione autentica.

L’editore Bemporad, che successe a Felice Paggi nella conduzione della casa editrice, nonostante il successo dell’edizione, provava una grande insoddisfazione e si prodigava in tentativi <<per migliorare il prodotto>>

Nel 1895 l’opera è alla sua decima edizione e, ai disegni di Mazzanti, si affiancano le immagini di Giuseppe Magni, dignitoso professionista della casa editrice Bemporad. Magni mette in bella copia le tavole più deboli del Mazzanti. La coppia Mazzanti Magni arriva alla 18^ edizione, quando nel 1901 esce il Pinocchio disegnato da Carlo Chiostri.

Chiostri dà per primo un’immagine completa e definitiva al burattino di Collodi.

In una delle tante edizioni illustrate dal Chiostri, in copertina, aveva fatto il suo esordio Attilio Mussino.

L’opera di Mussino è un’opera di differenziazione, quasi di riscrittura, che Mussino porterà fino in fondo con la famosa edizione del 1911, la prima a colori, la prima di lusso, la prima a <<tradire>> Collodi.

Mussino sperimenta a fondo la sua abilità, scavando e indagando nella cultura grafica del suo tempo; non si limita al disegno di complemento o di accompagnamento al testo, ma costruisce sequenze di immagini quasi cinematografiche.

L’edizione di Mussino ebbe un grandissimo successo e molte riduzioni e adattamenti. Può essere considerata l’<<edizione principe>> del XX secolo.

Nonostante il successo la ricerca di un rinnovamento dell’immagine di Pinocchio continua.

Nel 1921 Bemporad lancia un’edizione che, dopo la copertina, illustrata da Mussino contiene 23 disegni di Sto (Sergio Tofano). L’edizione è raffinata, scarna, essenziale, forse, troppo diversificata dall’immagine di Pinocchio allora dominante, non ebbe successo di pubblico e non venne più riproposta.

Fin dagli inizi del secolo, ma in realtà anche prima, erano nati intorno al romanzo principale una serie di surrogati.

La saga dei Pinocchi si conclude con La promessa sposa di Pinocchio, Marzocco, 1939.

Sono brutti tempi. La casa editrice Bemporad ha cambiato nome per le leggi razziali e per Pinocchio i brutti tempi erano incominciati una quindicina di anni prima, quando Alberto Mottura aveva riscritto Nuove straordinarie avventure del celebre burattino (Come le narrerebbe oggi il Collodi ai Balilla d’Italia, Edizioni <<La diffusione>>, Roma) illustrato da Filiberto Scarpelli.

Con l’avvicinarsi della seconda guerra mondiale la casa editrice Bemporad, ora Marzocco, cessa di possedere l’esclusiva delle Avventure.

Tra gli artisti che si sono avvicinati occasionalmente a Pinocchio citiamo: Antonio Rubino, Nasica, Duilio Cambellotti, Golia.

In questa carrellata riserviamo uno spazio anche al fumetto: Vecchi e Nerbini pubblicano due giornali a fumetti dal titolo Pinocchio, disegnati da Carlo Cossio il primo, Giorgio Scudellari il secondo. Nel 1945 anche Garzanti pubblica un giornale dallo stesso titolo e ne dà la direzione a Bruno Angoletta.

Gli anni cinquanta portano nuovi problemi: l’editoria per ragazzi si deve confrontare con i nuovi mezzi di acculturazione, cioè il cinema, la radio, ma soprattutto la televisione.

C’è il diffondersi di un’editoria di pronto consumo, senza tante pretese culturali. Ne deriva un’editoria di secondo piano con un’illustrazione di secondo piano.

Gli anni cinquanta e sessanta non offrono risultati di grande interesse, escludendo il lavoro di Leonardo Mattioli che illustra Pinocchio nel 1955 per Vallecchi. La sua edizione (più per adulti che per ragazzi) si segnala per il perfetto rigore formale, per la ricchezza dei riferimenti e per la novità dell’interpretazione.

Riserviamo un posto a parte a Benito Jacovitti, che nel 1964 disegna per la terza volta Pinocchio. La sua è un’edizione fantasiosa, corposa e <<traditrice>>.

Quella che presentiamo è una “Bambinata” realizzata per e con i “nostri” bambini, ma anche con gli amici adulti che hanno giocato con noi per completare Le avventure di Pinocchio.

Cfr. Valentino Baldacci, Andrea Rauch - PINOCCHIO E LA SUA IMMAGINE - Giunti Marzocco. Firenze, 1981