Tempi di Equalize

di Gianni Giovannelli

Bisognerebbe anzitutto che le masse europee
decidessero di svegliarsi, si scuotessero
il cervello e cessassero di giocare
al gioco irresponsabile della
bella addormentata nel bosco

Francesco Fanon
(I dannati della terra)

Associazione per delinquere, ovvero l’accordo fra più soggetti per costituire una struttura organizzata stabilmente con il preciso scopo di commettere crimini in sequenza (in genere con un occhio rivolto al ricavarne vantaggi personali). Questa è l’ipotesi di reato in base alla quale si è mossa la Direzione Distrettuale Antimafia a Milano e su cui la Procura ha dato corso alle indagini del caso Equalize; la magistratura inquirente ha ottenuto l’autorizzazione alle intercettazioni, anche ambientali, proprio in ragione del contestato delitto associativo. L’inchiesta si caratterizza fin da subito per una sorta di paradosso: ad essere spiata questa volta è un’impresa capitalistica legale di spioni! Equalize srl emetteva infatti regolari fatture e raccoglieva, senza nasconderlo e contabilizzando gli incassi a fini fiscali, informazioni sul conto di persone ignare per conto della clientela. Una polizia privata in buona sostanza.

La proprietà di Equalize srl

Per aggiunta Enrico Pazzali, ovvero l’indagato imprenditore dedito, come socio di maggioranza, al commercio dei dati acquisiti, ricopre una carica pubblica di non piccola importanza: nel 2019 divenne presidente, ora al secondo mandato con scadenza nel 2025, della Fondazione Fiera Milano, per nomina congiunta del Comune (centrosinistra) e della Regione (centrodestra). I ricavi della Fiera di Milano (si vede il bilancio consolidato), nel 2023, ammontano a circa 300 milioni di Euro; la Fondazione gioca un ruolo di primo piano nella realizzazione del gigantesco affare legato alle Olimpiadi Invernali e possiede un enorme patrimonio immobiliare, in continua crescita. Il socio (di minoranza) incaricato della gestione operativa, Carmine Gallo, è invece un brillante ex funzionario di polizia, con esperienza acquisita sul campo quale addetto ad operazioni importanti e delicate, prima di optare per il pensionamento, ben inserito nel cuore dell’apparato e dunque a conoscenza di ogni segreto meccanismo inquisitorio. Gente nata e cresciuta dentro le istituzioni, capace di tessere una fitta rete di relazioni e di usarle.

L’ordinanza del 28 ottobre 2024

L’ordinanza di custodia cautelare (nella forma attenuata degli arresti domiciliari, negati peraltro nel caso di Pazzali) è davvero voluminosa: 516 pagine! Vi risparmiamo, dunque, il testo integrale. Il GIP, dottor Fabrizio Filice, si è mosso con una certa prudenza, ha limitato per quanto poteva l’uso delle manette, ma era inimmaginabile evitare il clamore mediatico provocato da una vicenda oggettivamente atta a suscitare scandalo e scalpore, vuoi per il ruolo dei protagonisti vuoi per la gravità (anche quantitativa) degli elementi emersi in oltre un anno di indagini. Infatti la Procura ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame invocando maggiore severità; vedremo a breve che cosa ne verrà fuori.

Emerge tuttavia, già ora, un quadro davvero impressionante. La piattaforma Beyond, utilizzata da Equalize, non basta certo a spiegare l’afflusso di informazioni, al più consente di comprendere la loro elaborazione proposta al mercato. Fra i clienti abituali di questa piccola società con due soli dipendenti (ma con tanti fidati collaboratori piuttosto efficienti) spiccano, oltre a colossi di settore, quali ERG BARILLA o ENI, anche il Mossad e il Vaticano. Il mitico servizio segreto israeliano, in particolare, chiedeva una mappatura delle risorse finanziarie cui attinge la struttura militare della compagnia mercenaria Wagner, un report rilevante negli equilibri di guerra nel pianeta. Per fornire i servizi richiesti dai committenti Equalize attingeva non solo a banche dati quali Serpico (Agenzia delle Entrate) o SIVA 2 (operazioni valutarie, sospette incluse), ma aveva accesso perfino a quelle di massima sensibilità a disposizione dei servizi di sicurezza: gli archivi di AISE e AISI (le Agenzie Informazioni di Sicurezza Interna ed Esterna) e quella connessa del DIS (il Dipartimento Informazioni Sicurezza). Lo Stato italiano non ha segreti per Equalize! Una giornalista disinvolta quale Claudia Fusani (Repubblica, l’Unità, Il Riformista) propone perfino una possibile ardita congiunzione con i miliardari russi Toporov e Khatovin nell’ambito di quella che definisce asimmetria informatica. Avvalendosi di IAB (Initial Access Broker), ovvero operatori (s)pregiudicati nel settore delle informazioni acquisite illegalmente, venne costruita una rete diffusa e capace, composta di tecnici (per esempio Samuele Colamucci di Mercury Advisor), agenti (per esempio Giuliano Schiano, in forza alla DIA di Lecce) o manager (per esempio l’ex socio Pier Francesco Barletta, vicepresidente di SEA, indagato e ora autosospeso dalla carica pubblica). L’intreccio fra attività imprenditoriale privata criminale e gestione degli enti pubblici caratterizza il paesaggio dell’inchiesta giudiziaria, ma, al tempo stesso, viene in genere tralasciato dai commentatori e dai media in generale.

Da notare per incidere tre cose

Uno dei principali clienti di Equalize, la Fenice srl, opera nel settore dell’edilizia, lo stesso in cui è attivo Pazzali, quale presidente della Fondazione Fiera Milano. Fenice è una società romana, attiva anche in Veneto (partecipa al Mose); il GIP ha negato alla procura l’arresto, ma il nesso fra pubblico e privato appare qui piuttosto evidente, almeno nella formulazione dell’accusa.

Inoltre, dopo l’autosospensione di Pazzali dalla carica in Fiera, il suo posto è stato preso dal vicepresidente vicario, Davide Corritore, già direttore del Comune durante la giunta Pisapia e già al vertice di MM (che pure di immobili ne ha molti); un manager di area PD che gode tuttavia della piena fiducia sia dell’indagato (che pur sospeso rimane in carica) sia della destra al governo regionale. Del resto l’altro vicepresidente in Fiera, Vasiliki Pierrakea, indicato da Confcommercio, è ottima cuoca (ha un suo locale di cucina greca a Milano) ma non è figura politica adatta a condurre la nave durante una tempesta. La scelta bipartisan del ceto politico è stata quella del silenzio operativo e della continuità verso il business delle Olimpiadi Invernali attualmente in esecuzione.

Infine notiamo l’assenza di commenti governativi di fronte alla notizia di un costante saccheggio di dati sensibili nel cuore del sistema difensivo: DIS, AISE e AISI. Il 19 aprile scorso Giorgia Meloni ha collocato al vertice di AISI il dottor Bruno Valensise; nomina assai controversa e di rottura con la tradizionale assegnazione della carica a un militare. Valensise non ha mai portato la divisa, è un funzionario d’apparato; era in precedenza vicedirettore del DIS (dal 2019) e già aveva guidato la scuola per addestrare il personale alla segretezza, oltre all’Ufficio Centrale per la Segretezza. La direzione DIS (Elisabetta Belloni) scade a maggio 2025; quella dell’AISE (generale Giovanni Caravelli) nel maggio 2026 (nomina di Draghi, poco prima di andarsene, per il periodo massimo consentito: 4 anni). Nessuno ha chiesto conto al trio dirigente delle falle riscontrate; e loro, d’altra parte, si sono ben guardati dal fornire spiegazioni o dall’azzardare ipotesi. Ognuno, sia al governo sia ai servizi, sta zitto e muto, o, meglio, come diceva Totò, si muove tomo tomo cacchio cacchio. Ove mai venissero interrogati dai magistrati milanesi possono sempre opporre il segreto di stato!

Prosegue la transizione e si modifica l’impianto del diritto

Non sarà facile per gli inquirenti, e a maggior ragione per i giudicanti, sbrogliare la matassa del caso Equalize. Per ora non sono riusciti a trovare il bottino, la refurtiva (i dati acquisiti) è al riparo, manca il cd habeas corpus (la famosa pistola fumante). Dicono che il server si trova in Lituania, oppure in Gran Bretagna, o forse in entrambi i paesi. Ammesso e non concesso che i governi di Vilnius e Londra decidano di aiutare la magistratura italiana (ma mi si permetta, senza offesa per inglesi e lituani, di dubitarne) ora che arrivi l’autorizzazione il server risulterà trasferito altrove, magari nello stato non riconosciuto del Puntland, magari su un satellite di Elon Musk.

Il controllo sui comportamenti, sulle azioni di ogni singolo soggetto, sulla vita delle persone marcia spedito e crea diritto consentendo di fatto ciò che solo in apparenza sembra non consentito dagli ordinamenti nazionali; mettere a valore ogni corpo e ogni esistenza significa legittimare l’intrusione nella sfera privata. Questo comporta certamente il sorgere di contraddizioni (contrazioni in seno al moderno capitalismo direbbe il compagno Mao), ma non arrestare certo la transizione il fatto che si diffonda lo spionaggio ostile fra imprenditori; il potere può sopportare le guerre interne senza farne un dramma, ci è abituato.

Nella Cina Popolare è stato approvato il codice civile, in vigore dal 1 gennaio 2021, quasi in contemporanea con l’arrivo della pandemia, per uno strano gioco del destino (per chi ne volesse prendere visione: Pisa, 2021, Pacini Giuridica, a cura di Di Liberto, Dursi e Masi). La cosa curiosa sta nel fatto che il codice cinese (1260 articoli, noi ne abbiamo 2969) riprende la ripartizione di Giustiniano, si connette al diritto romano. Con una differenza rispetto alla nostra legislazione (non la sola differenza, naturalmente) annota, acuto, Oliviero Di Liberto nell’introduzione: fra il diritto civile cinese ora vigente e quello romano imperiale manca la mediazione dei codici napoleonici.

Il varo dei codici napoleonici fu la conseguenza della rivoluzione francese. La borghesia del capitalismo industriale voleva liberarsi dell’assolutismo, e l’assolutismo poggiava, nella sua concezione logico-giuridica, proprio sul diritto romano codificato nel corpo giustinianeo. Le nuove leggi concepite nella Francia giacobina sostituirono le norme applicate nel sacro impero della vecchia Europa, introducendo costituzioni, diritti individuali, proprietà privata. La restaurazione progettata a Vienna fallì, travolta dal quarantotto, dalle rivoluzioni nazionali e dalle lotte sociali di emancipazione; nuovi diritti furono elaborati e codificati, conquistarono vigore con innesto rigenerante nel vecchio ordine normativo. Non so se abbia prevalso la mediazione o si trattasse piuttosto del risultato di uno scontro dialettico, di certo fu un mutamento radicale.

Oggi, sotto i nostri occhi, l’assetto legislativo ordinario e costituzionale, costruito nel capitalismo occidentale e consolidato nel secolo scorso, si va sgretolando; assistiamo al processo di dissoluzione della democrazia rappresentativa, un processo che pare ormai inarrestabile. Il capitalismo del XXI secolo non si riconosce nel radicamento territoriale di lungo periodo e rifiuta la tradizionale ripartizione tempo libero/tempo lavorato. Le merci immateriali non hanno sede, il loro possesso esige invece, per essere mantenuto, controllo, comando, potere, armi, guerra. L’organizzazione del lavoro punta all’acquisizione dell’esistenza umana complessiva, non di un segmento orario delle singole vite. Il diritto alla privacy trova una limitazione, un muro invalicabile, nelle necessità connesse al valore; viene consentito e mantenuto all’interno dei rapporti affettivi o personali, ma quando entra in scena l’attività mercantile connessa al flusso di informazioni muore d’infarto, travolto dalla realtà. Così cadono anche gli altri diritti che hanno caratterizzato la vecchia democrazia liberalsocialista al tramonto, compresa quella colonna portante che è la certezza della norma. Per il moderno dispotismo occidentale (poco assimilabile al fascismo storico, perché privo di valori e miti, nobili o ignobili) conta solo l’interesse in quell’attimo, in quella circostanza.  Il governo incorpora la norma, il governo è la legge; ogni opposizione a questo principio assolutistico viene percepito come un crimine e come tale perseguito. La pioggia incessante delle più svariate disposizioni, spesso in contraddizione fra loro, mira ad una generale cancellazione della certezza: il trigger warning si impone come il nocciolo delle regole, nel momento in cui la vita viene messa a valore il corpo diviene esso stesso merce, le merci non hanno diritti propri. Sei costretto continuamente a scegliere, ma non sai mai, a priori, se la scelta sia giusta o sbagliata; devi vivere nell’ansia, in attesa del verdetto.

Il caso Equalize ci mette dinnanzi all’evidenza di un quadro economico, sociale, produttivo, politico profondamente mutato. L’innovazione tecnologica costante ha rotto ogni argine. Hanno ormai privatizzato, di fatto, perfino la polizia; questo non deve stupirci visto che avevano già privatizzato perfino lo spazio. Inutile cercare il bottino in un server a Vilnius o a Londra; i satelliti di Musk sono proprietà privata e possono guardare dall’alto il pianeta, indispensabili per la guerra, per gli affari, per i governi. Il commercio dei dati posto in essere da Equalize rubando i dati al ministero lo gestiscono uomini delle istituzioni; al vertice dei governi non ci stanno più funzionari di fiducia dei capitalisti, sempre più spesso ci vanno loro direttamente, perdono meno tempo e rimuovono più facilmente gli ostacoli. Il primo passo è compiuto: la banca dati dei servizi segreti italiani è già sul mercato, a disposizione di chi paga l’opera prestata. Per sconsigliare l’uso delle informazioni in danno di alcuni soggetti da non intercettare (pochissimi), ferma restando la schedatura generalizzata delle merci-corpo quando renda commercialmente, bastano le armi convenzionali.

L’articolo è stato pubblicato su Effimera il 29 novembre 2024

L’immagine è di geralt da pixabay

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Arrivati al dunque. Verso il punto di non ritorno nel crimine supremo della guerra

Immagine generata dall’intelligenza artificiale

di  Pasquale Pugliese

“L’idea di una guerra legale o, addirittura, giusta si basa sulla possibilità di controllare gli strumenti di distruzione, ma poiché l’incontrollabilità è parte di quella stessa capacità di distruzione non c’è guerra che non finisca per commettere un crimine contro l’umanità come la distruzione della vita civile”, scriveva la filosofa Judith Butler nel libro Regimi di guerra, del 2009 ma recentemente pubblicato in Italia da Castelvecchi. La guerra dunque è criminogena in quanto tale o, per dirla con le parole di Butler, “le guerre diventano forme permissibili di criminalità, ma non possono mai essere considerate non-criminali”. Il crimine della guerra sta subendo, nel tempo oscuro che attraversiamo, un salto di qualità negativa che – se non interrotto con un estremo sussulto di consapevolezza e responsabilità – porterà presto l’umanità ad un punto catastrofico di non ritorno, non solo a Gaza. Rispetto al quale i governi in carica delle cosiddette “democrazie liberali”, anziché moderare e frenare il processo distruttivo, costruendone le alternative nonviolente per risolvere i conflitti, pigiano sull’acceleratore dell’escalation. Che porta alla catastrofe etica, oltre che umanitaria.

A cominciare dal doppio standard con il quale, mentre contribuiscono ad alimentare una guerra senza quartiere né prospettiva in Europa, se non quella nucleare come segnaliamo fin dall’inizio – anziché promuovere un serio negoziato di pace con il presidente russo Putin, nei confronti del quale la Corte penale internazionale ha emanato un ordine di cattura per crimini di guerra – supportano con l’invio di armi mai interrotto il presidente israeliano Netanyahu, al quale, dopo oltre 45.000 vittime civili, il Tribunale dell’Aja ha riservato lo stesso trattamento, per crimini contro l’umanità. Ma in questo secondo caso, la reazione di gran parte di politica e stampa occidentali, alla notizia del mandato di cattura internazionale per Netanyahu, è risultata intrisa di comprensione e complicità con il criminale, anziché con le vittime palestinesi, con tratti di vero e proprio suprematismo di stampo colonialista. Che, peraltro, rinnega gli stessi valori della civiltà giuridica occidentale: che la legge sia uguale per tutti; che nessuno è al di sopra della legge; che i diritti umani sono universali; che non si risponde alla barbarie con una barbarie infinitamente superiore…Ma la coerenza è nemica di ogni fondamentalismo.

Del resto, fondamentalismo bellico è anche quello in corso nell’assurda guerra, sempre più globale, tra Nato e Russia – dopo oltre mille giorni dall’invasione russa dell’Ucraina e dieci anni di conflitto armato in Donbass, che ne è stato il presupposto – nella quale le vittime complessive (tra civili e militari, morti e feriti, russi e ucraini) sono stimate ormai in oltre un milione di persone. Guerra che l’Ucraina, che ne è l’avamposto, sta perdendo sul terreno, e che – invece di finire finalmente al tavolo delle trattative, dove ogni giorno che passa le potenziali condizioni per gli ucraini si aggravano – vede alzarsi l’asticella della follia con la discesa in campo dei missili statunitensi e franco-britannici a lunga gittata, che colpiscono fin dentro il territorio russo. E con l’uguale e contraria risposta russa con il missile ipersonico, per il momento armato in modalità convenzionale, ma che potrebbe evolvere nel nucleare e colpire – a sua volta – basi e città europee fornitrici di quei missili, ben oltre il territorio ucraino. Una corsa verso la catastrofe mondiale, che a parole nessuno vuole ma che tutti alimentano, secondo logiche non di diritto internazionale – che altrimenti varrebbero sia in Palestina che in Ucraina – ma volte a ribadire supremazie e aree di influenza planetarie, buttando sempre più benzina sul fuoco criminale della guerra.

E mentre la nuova “dottrina strategica” russa, appena varata, avvisa che potrebbe lanciare armi nucleari in risposta a un attacco sul suo territorio da parte di uno Stato non armato nuclearmente, se sostenuto da uno nucleare, dimostra che “la deterrenza nucleare, anziché garantire stabilità, alimenta insicurezze e tensioni crescenti proprie di una cultura di guerra” – come ribadisce Rete Italiana Pace e Disarmo – gli Stati Uniti, dopo i missili Atacms, hanno deciso di inviare in Ucraina anche le mine anti-persona. Ossia armi che mutilano e uccidono soprattutto i civili e per questo vietate dalla Convenzione di Ottawa fin dal 1997, sottoscritta anche dall’Ucraina, al contrario della Russia e degli USA. Il punto di non ritorno è, dunque, il ritorno agli orrori del passato, dall’uso delle mine alle armi nucleari, ma enormemente più distruttivi. Abbattendo progressivamente tutti i limiti al crimine supremo della guerra. “Nell’epoca delle armi nucleari, se non siamo noi ad abolire la guerra, sarà la guerra ad abolire la maggior parte di noi”, scriveva nel 1970 il politologo Karl Deutsch (Journal of the Conflict Resolution, 14): adesso siamo arrivati al dunque.

L’articolo è stato pubblicato su Annotazioni il 29 novembre 2024

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Mani e Burattini

Dalla quarta di copertina

È il primo catalogo scientifico generale completo e aggiornato sul teatro dei burattini. Il manuale nasce dagli oltre quarant’anni di esperienza trascorsi sul campo dall’Autore, con una passione pari solo alla sua riconosciuta competenza.
Non certo a caso l’Autore si avvale anche dei contributi fondamentali di altri esperti e studiosi a partire dalla prefazione di Alfonso Cipolla e dagli interventi di Lui Angelini, Gaspare Nasuto, Paola Serafini, Rita Silimbani, Horacio Tignanelli, oltre che del celebre neuroscienziato Vittorio Gallese. Attrattiva ulteriore del volume è l’inserimento integrale dell’imprescindibile Grammatica della Manipolazione di André Charles Gervais con note e traduzione italiana dello stesso Stefano Giunchi.
Altra ragione di richiamo, le numerose immagini, la maggior parte a colori, affascinanti e spesso rare, come la scoperta iconica medievale realizzata dall’Atelier delle Figure. Per non parlare, pensando agli addetti ai lavori, della Bibliografia per Argomenti: è la più ricca ed esaustiva mai pubblicata.

(N.d.E.)

Stefano Giunchi – Mani e Burattini. Edizioni del Girasole, 2024

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La strage delle innocenti

Dalla cartella stampa

Contenuto

Solo nel 2023, in Italia, 121 donne sono state uccise, ma quella fisica non è l’unica tipo di violenza che gli uomini commettono da secoli contro le donne.
La violenza di genere sfocia negli ambiti più disparati – psicologico, emotivo, economico, lavorativo e non solo – e lascia segni profondi nel corpo e nell’anima.

Attraverso la voce di numerosi professionisti che ogni giorno si battono contro la violenza di genere, questo saggio si pone come vero e proprio kit di sopravvivenza per tutte le donne.
Attraverso le testimonianze di avvocati, criminologi, psicologi e tanti altri esperti è possibile riconoscere i segnali di abuso e, quindi, correre ai ripari.
Un libro non solo per le donne, ma soprattutto per gli uomini: che scendano in guerra, al fianco di mogli, madri, figlie, sorelle e amiche, contro il patriarcato e il maschilismo, per costruire una società davvero libera.

Autore

Gian Ettore Gassani, è un avvocato matrimonialista con studi a Milano e Roma, ha patrocinato in numerosi processi di grande rilievo, presidente nazionale dell’Ami – Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani – esperto di Diritto delle relazioni familiari, Diritto penale della famiglia e Diritto di famiglia internazionale.

Gian Ettore Gassani – La strage delle innocenti. Diarkos, 2024

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La micropolitica vince sulla macropolitica

Foto Fira Alternativa Valencia

di Carmen Montalba Ocaña

Il modo in cui la DANA è stata gestita istituzionalmente ha rafforzato la mia convinzione che la partitocrazia aveva annientato l’essenza della democrazia. In conversazioni accalorate con amici, familiari e in discussioni intense su gruppi di WhatsApp e Telegram, si sono sollevate dibattiti appassionati su chi avrebbe dovuto agire e di chi era realmente la responsabilità. Sono stanca di bandiere, stanca di questi dibattiti ma ho paura che il fango si inghiotta lo spazio politico già danneggiato e vulnerabile, guadagnando terreno l’anarcofascismo e il populismo facile.

Tuttavia mi sono sbagliata, questa esperienza mi sta ridando speranza nel collettivo, nella micropolitica. Il potere dell’istituente contro l’istituto.

L’intelligenza collettiva della società civile è agile, non traffica con il potere, non ha ego da nutrire… La solidarietà per la cittadinanza dispiegata in questi giorni può risultare caotica, sbagliata, eccessivamente emotiva, instabile. A volte i movimenti possono sembrare irregolari, come se si trattasse soltanto di spostare il fango da un luogo all’altro. Ma basta osservare quanto è accaduto in questi giorni per vedere come ad ogni problema, si cerca una soluzione. In una sola settimana, il volontariato è riuscito a creare strutture di coordinamento complesse.

La cittadinanza, anche se non organizzata, offre generosamente le sue competenze come elettricisti, trasportatori, cuochi e una miriade di altre professioni. Giovani ingegneri e tecnologi si sono uniti a questo sforzo, sviluppando in tempi record siti web e applicazioni collaborative di grande utilità per mappare le esigenze e offrire aiuto o risorse.
Alla fine la partitocrazia può erodere la democrazia, ma l’azione cittadina le fa fronte, rafforzando con l’intelligenza collettiva, il potere distribuito di un popolo, e la reattività al dolore e alla necessità… Come diceva Fernando Cembranos “il gruppo è più intelligente di uno”.

L’articolo è stato pubblicato su Comune-info il 10 novembre 2024

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