Punto rosa

8 MARZO, UGUALI E INSIEME. MA DAVVERO?

di Gianni Falcone

In questi giorni alle mimose, ai trionfi floreali e ai cuoricini si è aggiunto il simbolo della Giornata Internazionale delle Donne: sotto forma di distintivo lo esibiscono tutti, dai presentatori tivvù ai giornalisti, dai cantanti agli atleti, dagli attori agli opinionisti. Perfino politici notoriamente misogini.
Non è per far polemica, ma quel simbolo non mi pare proprio il massimo dell’efficacia comunicativa. Sicuramente vuole rimandare all’uguale matematico, ma chi lo guarda non percepisce questo significato e vede invece due elementi grafici che secondo me non danno l’idea dell’uguaglianza ma suggeriscono una gerarchia.
Forse bastava ruotare di 90 gradi l’immagine…
Ecco, quest’anno abbandono il rituale delle mimose e offro questa riflessione leggera ma nemmeno tanto.
A tutte, naturalmente. Baci, abbracci e giorni sereni!

8 marzo 2021: le mimose hanno messo le spine

Pubblicità, sessismo e prova di commutazione

di Giovanna Cosenza

Da anni dico e ripeto che, per stanare certe sfumature sessiste in un’immagine pubblicitaria che a prima vista ti pare normale (ma la cosa vale anche in una trasmissione televisiva, un film, e persino nella vita) può essere utile fare quella che chiamo «prova di commutazione»: al posto della donna mettici un uomo e vedi l’effetto che fa. …

In pensione a 65 anni

In una delle ultime interviste il nostro Presidente del Consiglio ha dichiarato che la UE ha chiesto all’Italia di equiparare l’età pensionabile delle donne a 65 anni.  la lettura di questo richiamo europeo è stato letto come un momento di grande opportunità per spezzare l’iniquità sulla valutazione della posizione della donna nel mondo del lavoro. Altro particolare interessante, dietro di lui, mentre parlava,  una bionda ed elegante signora  scuoteva la testa in segno di grande condivisione con questa dichiarazione.

La ”follia” delle donne

di Carla Mazzioli Cocchi (psicoterapeuta)

Dice l’autrice a proposito delle protagoniste di questi nove racconti: ”Le mie donne sono tutte un po’ malate. Non sono pienamente padrone di sé, né vittime. Esplorano tutte le variazioni possibili dei ruoli, nella coppia e nella vita. L’esistenza non sembra aver loro assegnato un posto definito, che devono invece cercare pian piano dentro e fuori di sé”.