arti visive

Gianinetti o del saper far la differenza

di Alessandra Ruffino

Nel tempo distorto in cui coesistono in mostruosa simultaneità l’(in)civiltà dello scarto e le incognite digitali dell’intelligenza artificiale, l’arte di Roberto Gianinetti – e in particolare le opere radunate sotto il titolo «Raccolta indifferenziata» – offre a chi la guarda una lezione preziosa e una ri-creazione vera.
Ripescando dai rifiuti i materiali più vari (tappetini per auto, centrini ricamati, rete zincata, imballaggi ondulati, polistirolo…), l’incisore vercellese dà loro una nuova vita secondo una originale applicazione dei principî dell’economia circolare.
Conosco il lavoro di Roberto Gianinetti fin dagli esordi, negli anni ho apprezzato lo sviluppo inesauribile della sua curiosità sperimentale e il progressivo liberarsi della sua visione, una visione che sembra muovere dalle primordiali leve di una meraviglia giocosa (e quindi serissima) da primo giorno della Creazione.
Si osservino ad esempio due opere in mostra a Longiano: l’installazione Dispenser 2024, dove un vecchio distributore di sorprese per bambini, di quelli diffusi nel secolo scorso, racchiude nelle sue palline piccole carte incise (a Longiano sono versi di poesie di Tito Balestra, in altre occasioni contenevano gli oracoli de I Ching), e Delizie naturali. Bon-bons di platano (2016), dove le sezioni di un tronco d’albero morto, recuperate sia come matrice di stampa che come oggetti in sé, simulano, anzi diventano una scatola di praline. L’artista adotta qui un tipo di analogia sostitutiva che risponde ai meccanismi dello stupore infantile (il bimbo che usa una scopa come cavallo, la bimba che fa finta di scodellare pietanze immaginarie da un pentolino giocattolo), più che all’ironia cool di tanta arte del XX e XXI secolo. E del resto come potrebbe essere freddo il maestro di una tecnica basata sul rapporto matrice/materiale e su un sapere tattile, un’arte nata per la diffusione non elitaria, un’arte – soprattutto – che non può esistere senza il mestiere? A un incisore l’idea brillante non basta se non è poi illuminata da una vivida intelligenza artigianale e assistita dal continuo accordo tra mente e mano.
In «Raccolta indifferenziata», Gianinetti non sottrae solo gli scarti all’annientamento ma destinandoli a usi impropri, estranei da quelli originari, li reinventa ex novo, facendo – propriamente – la differenza. Etica e artistica.

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“L’ultima volta che siamo stati bambini”, favola che spiega l’Olocausto ai più piccoli

Foto di Bruna Alasia

di Bruna Alasia

“L’ultima volta che siamo stati bambini” è il film d’esordio alla regia dell’attore comico Claudio Bisio, tratto dal romanzo omonimo di Fabio Bartolomei edito da E/O. Bisio regista ha tenuto per sé solo una breve apparizione da federale, ruolo che in conferenza stampa ha spiegato essere nato dopo uno studio approfondito di personaggi visti con i propri occhi. Tutto il film risente di questa esperienza e serietà.

Antonella Di Castro, vicepresidente ed assessore alla cultura della comunità ebraica di Roma, ha letto ai giornalisti presenti il messaggio inviato dalla senatrice a vita Liliana Segre: “Caro Claudio, ho molto apprezzato il tuo film perché hai saputo rendere la freschezza e l’innocenza dei bambini con un tratto talmente sensibile da offuscare la tragedia che c’è sullo sfondo”. Giudizio tanto più significativo perché Liliana Segre non aveva avuto parole lusinghiere per “La vita è bella”, film sullo stesso tema di Roberto Benigni pluripremiato agli Oscar del 1999, trovando mistificatori i filtri imposti al racconto. Opinione condivisa da tutti coloro che hanno sentito finto il protagonista interpretato da Benigni: un padre condannato col figlio in campo di concentramento che fa di tutto per trasmettere al piccolo il bello dell’esistenza.

Claudio Bisio riesce ad attribuire al film, senza sminuire il dramma dell’Olocausto, quella levità tragicomica propria dell’innocenza, perché la narrazione è fatta da un gruppo di ragazzini di nove anni, di differente religione e classe, che vivono nel ghetto di Roma e giocano alla guerra, ingenuamente convinti che i valori imposti dagli adulti non possano essere messi in discussione, uniti dall’amore che nasce dalla reciproca conoscenza.

Le loro biografie sono diverse: Italo (Vincenzo Sebastiani), è figlio del ricco e potente federale (Bisio in un cameo), Cosimo (Alessio di Domenicantonio) ha il padre al confino, Vanda (Carlotta De Leonardis, già interprete de l’Arminuta) orfana allevata in un collegio dalle suore, Riccardo (Lorenzo McGovern Zaini), figlio di un’agiata famiglia ebrea. Un giorno accade che il bambino ebreo non si faccia più vivo nel ghetto; grazie al padre federale di Italo, gli altri suoi amici credono di sapere dove sia e decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberarlo. Il film è il resoconto fantasioso del loro viaggio e di coloro che si mettono sulle loro tracce per riportarli a casa … In questa traversata molte saranno le convinzioni nuove che tutti i protagonisti dovranno scoprire e maturare.

Il film esce il 12 ottobre, il giorno del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma.

Anno: 2023
Distribuzione: Medusa Film
Paese: Italia
Regia: Claudio Bisio
Data di uscita: 12 ottobre 2023

L’articolo è stato pubblicato su Pressenza il 6 ottobre 2023

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Invito

Bluklein è lieta di invitarvi all’inaugurazione della mostra di fotografia
Primaveradi Michele Ambroni
che si terrà sabato 25 marzo dalle 17.30 alle 19.30 alla presenza dell’artista.

“La serie Primavera si interroga sul concetto di fotografia come mezzo per documentare la realtà. Oggi la manipolazione delle immagini è diventata parte integrante delle nostre vite. Ogni fotografia può essere modificata con estrema facilità, ma queste tecniche sono sempre state utilizzate, sin dalla sua scoperta. In questo lavoro è messo in discussione il valore documentario della fotografia, in un continuo dialogo fra realtà e finzione. Ogni immagine in mostra è frutto di una costruzione autoriale, una sorta di diorama che riprende piante e fiori veri sovrapposti a un fondale in cartone su cui è stampato un cielo, riproposto più o meno uguale per tutte le vedute. Le visioni stereotipate sono quindi frutto di una contaminazione estremamente estetizzante e ambigua, una primavera a tratti surreale che solo nel mondo delle immagini trova libertà di espressione.”

Michele Ambroni

Bluklein – Cesena
Via Vescovado, 5
25 marzo 2023>29 aprile 2023

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Anima. (carte e disegni)

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