Augh!

"Fate attenzione a come parlate!", gridava Nanni Moretti. Degradare le parole a semplici mezzi della lotta per il potere e’ una forma di inquinamento spirituale. Senza la "virtu’" anche la parola piu’ sublime e’ solo un nome. Il capo indiano sottolineava la serieta’  e la responsabilita’ della parola pronunciata con il suo perentorio "Augh, ho detto!" posto al termine della frase. Chi parla veramente assume, infatti, un impegno nei confronti del mondo. E’ tenuto ad una condotta, deve sostenere con l’askesis* il proprio detto. La vera parola "non torna indietro". E’ irreversibile. Per queste le parole sono rare (e "rari" coloro che le pronunciano) ed è per questo che trattare le parole come meri nomi ha il senso della perversione (il diavolo, secondo la teologia, e’ un gran chiacchierone, un "comunicatore"  instancabile e seducente).

Rocco Ronchi

Tratto da: Liberopensiero, 1 dicembre 2003

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*askesis:esercizio

:: La scena e la parola – Simone Morgagni
:: Vizio superlativo – Sergio Maistrello

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