Archivio della categoria: scuola

Bilanci

Fondazione Agnelli – I ritardi scolastici a 11 e 13 anni

Letture

Segnalato su blog didattici, inserico l’articolo: 2008 – 1902. Ovvero Dimmi quando, quando, quando – Cosimo De Nitto tra le mie letture

I Buoni e i cattivi bene incolonnati sulla lavagna (sempre che arrivino i soldi per comperare il gessetto)

Creda, ministro Gelmini, nessuno può permettersi, con i tempi che corrono, di contrapporre pregiudizi "libertari" ai suoi pregiudizi vagamente autoritari. Ma sconcerta non sentire più, da molto tempo, un orgoglio scolastico che si fondi sull’ orgoglio pubblico, sulla volontà politica (tradita anche dai governi di centrosinistra) di fare della scuola di Stato, costi quel che costi, la prima anzi la primissima delle priorità politiche e finanziarie.

Michele Serra – la Repubblica 29 agosto 2008

via: FARAONA, la gallina che non fugge

Per una pedagogia ispirata alla Costituzione

di Mario Lodi

‘l’11 dicembre ’47, fu approvato all’unanimità e con vivi e prolungati applausi, un ordine del giorno di Aldo Moro in cui si chiedeva che «la Carta Costituzionale, trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di render consapevoli le giovani generazioni delle conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sicuro retaggio del popolo italiano».
Quel giorno era nata l’idea di una nuova scuola italiana con il fine di formare i cittadini futuri.”

in Federazione lavoratori della conoscenza

Il voto?

«È un ritorno indietro alla scuola per analfabeti, che era quella del “leggere scrivere e far di conto”. Mentre invece abbiamo bisogno, nella complessità del mondo di oggi, di conoscere un po’ di più. Io non ho mai applicato il voto, non ho mai pensato di immaginare un numero al posto della cultura di un bambino. Ho sempre usato la valutazione su quello che sapeva fare. Ma erano gli stessi bambini che capivano cosa avevano imparato e cosa non avevano imparato. Già quarant’anni fa sceglievamo insieme i libri da leggere. E quei libri sono ancora validi oggi, appassionano ancora i bambini. Mi domnando, allora, se i bambini di oggi siano diversi da quelli di allora o non siano cambiati affatto. Sono cambiati nei bisogni ma sono gli stessi negli affetti. Hanno bisogno di affetto, di ascolto. Infatti ho fondato tutto sulla parola. Pensate che cosa grande sia la capacità di parlare. Quando i bambini vengono a scuola sanno già parlare. Ma non gliel’ha insegnato nessuno, hanno fatto da soli. Tutti i bambini, di tutte le lingue fanno da soli. Hanno quindi una pedagogia, ricavano dal loro ambiente gli elementi culturali. E noi cosa dobbiamo fare con questi bambini che sanno già parlare? Li facciamo parlare, e facendo questo impostiamo le fondamenta della società democratica: dove c’è il rispetto di chi parla. Che deve essere ascoltato e non interrotto come invece fanno in televisione. Ma far questo è faticoso, perché i bambini non ci stanno, si interrompono continuamente. Si può fare invece. Perché i bambini vivono otto anni nella scuola e, in questo lungo percorso, piano piano, possiamo arrivare alla democrazia perfetta nella scuola».

in Federazione lavoratori della conoscenza