Export di armamenti: la Relazione corretta rivela un record storico

di Giorgio Beretta

Un semplice “Errata corrige”. Di quelli che si appiccicano nei libri per segnalare qualche piccolo refuso. E’ il metodo adottato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per correggere una serie di dati, tra cui il maggiore per la modica cifra di oltre 4,5 miliardi di euro relativi alle esportazioni di sistemi militari, nella “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”Relazione che era stata inviata al parlamento lo scorso 5 aprile e pubblicata alcuni giorni dopo sui siti di Camera e Senato. Relazione che i funzionari dell’ufficio di Presidenza del Consiglio avevano letto considerato che, come sempre, ne avevano fatto una presentazione riportando i dati recepiti dai vari ministeri. Ma che evidentemente non avevano compreso. Perché chiunque avesse avuto un minimo di dimestichezza con le precedenti Relazioni o avesse posto anche solo po’ di attenzione alle cifre non poteva non notare che quei 225 milioni di euro di esportazioni di materiali d’armamento riportati dall’Agenzia delle Dogane per l’anno 2021 cozzavano con gli oltre 4,6 miliardi di euro di autorizzazioni all’esportazione concesse dall’Autorità Nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) e ancor più con gli oltre 5 miliardi di euro di operazioni, relativi soprattutto ad incassi dall’estero, segnalate dal Ministero dell’Economia e della Finanze. Un po’ come se una ditta nello stesso anno registrasse 4,6 miliardi di ordinativi, oltre 5 miliardi di incassi e vendite per soli 250 milioni di euro: l’Agenzia delle Entrate invierebbe i funzionari per ispezionare i libri contabili e del magazzino.

Il macroscopico errore dell’Agenzia delle Dogane

Invece niente di tutto questo, nessuna ispezione e via libera alla pubblicazione della Relazione governativa che – come dicevo – è avvenuta ai primi di aprile. L’Agenzia delle Dogane riportava operazioni doganali relative a “Esportazioni definitive”, cioè per spedizioni all’estero di materiali militari, per un valore complessivo pari a 225.151.624,16 euro e per tutti andava bene. Ma non a me che da oltre vent’anni leggo queste Relazioni e un minimo di conoscenza in materia credo di essermela fatta. Così, lo scorso 20 aprile in un articolo per “Il Manifesto” segnalavo le numerose incongruenze nei dati contenuti nella relazione evidenziando che “l’Agenzia delle Dogane, che è tenuta a certificare le esportazioni di armamenti italiani, non le sta riportando tutte: e questo è grave perché inficia radicalmente la possibilità di controllo parlamentare e della società civile sulle esportazioni effettive di armamenti italiani”. Tra i miei quattro lettori, evidentemente c’è qualche funzionario governativo ed è stato così che, il 13 maggio scorso sui siti di Camera e Senato (qui i due volumi) è apparsa una nuova versione dei due volumi della Relazione governativa. Nuova versione (denominata nei file in pdf: vers.2) che, nel primo volume, riporta alla prima pagina un “Errata Corrige” e che invece è stata completamente rifatta nel secondo volume in cui la relazione dell’Agenzia delle Dogane è stata integrata introducendo di soppiatto 271 pagine relative soprattutto alle “Esportazioni definitive” il cui valore adesso è di 4.794.025.000,65 euro: una bella differenza rispetto ai 225.151.624,16 euro riportati nella prima versione.

Record storico nel 2021 di esportazioni effettive

Si scopre così che nel 2021, anno ampiamente segnato dalla pandemia per Covid-19, le aziende militari italiane hanno lavorato a pieno ritmo esportando nel mondo armamenti per un record storico di quasi 4,8 miliardi di euro. Tra i maggiori destinatari di sistemi militari “made in Italy” figurano Qatar (958.849.653 euro), Kuwait (875.393.504 euro), Egitto (773.289.163 euro), Turkmenistan (378.470.352 euro) tutti paesi che, come noto, non primeggiano certo per livelli di democrazia e di rispetto dei diritti umani. Scorrendo il lungo elenco, dopo Regno Unito (233.466.565 euro), Stati Uniti (223.451.692 euro), Francia (148.001.753 euro) troviamo l’Arabia Saudita (135.844.327 euro) e Emirati Arabi Uniti (122.460.394 euro) di poco preceduti dalla Germania (128.755.982 euro) e subito seguiti dal Pakistan (87.774.972 euro).

Ripresa anche delle nuove autorizzazioni

La nuove autorizzazioni individuali mostrano un leggero calo passando dai 3.927.988.408 euro del 2020 ai 3.648.843.633 euro dell’anno scorso,calo che è compensato dalle “licenze globali” che riguardano soprattutto progetti militari i cui destinatari sono i paesi dell’Unione europea e della Nato: ai 3.648.843.633 di euro di “autorizzazioni individuali” (cioè per singole licenze di esportazione) vanno infatti sommati i 1.012.348.699 euro di “licenze globali” e “licenze generali” e “intermediazioni” che rappresentano per le aziende uno strumento di semplificazione delle procedure: il totale definitivo delle autorizzazioni rilasciate nel 2021 è dunque di 4.661.192.334 euro, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (4.647.446.532 euro).

Sul calo delle licenze individuali ha influito anche la diminuzione degli ordinativi soprattutto dei Paesi extra-UE che, con limitate risorse, hanno dovuto fronteggiare la pandemia da Covid-19. Anche per questo, per la prima volta negli ultimi sei anni, il valore delle autorizzazioni individuali all’esportazione verso i Paesi Ue e Nato supera quello dei Paesi esterni alle due alleanze politiche e militari dell’Italia: si tratta di 1,9 miliardi di euro (pari al 52,1%) a fronte di 1,7 miliardi (il 47,9%) rilasciati ai Paesi extra Ue-Nato.

Sempre più armi nelle zone di tensione

Ma anche quest’anno il primo destinatario delle nuove licenze per armamenti italiani è un paese del Medio Oriente, il Qatar, che con oltre 813 milioni di euro supera ampiamente Stati Uniti (763 milioni), Francia (306 milioni) e Germania (263 milioni). Tra i principali acquirenti figurano anche Pakistan (204 milioni), Filippine (99 milioni), Brasile (73 milioni), India (60 milioni), Emirati Arabi Uniti (56 milioni), Malaysia (48 milioni), Arabia Saudita (47 milioni) e l’immancabile Egitto (35 milioni) – che era stato il primo destinatario nei due anni precedenti – i cui corpi di polizia e enti governativi continuano ad essere riforniti dall’Italia di “armi leggere” tra cui pistole e fucili automatici. Più di 970 milioni di euro di licenze di esportazione (pari al 26,6%) riguarda l’Africa settentrionale e Medio oriente: un dato preoccupante considerato che quest’area costituisce una delle zone di maggior tensione del mondo. Una zona in cui il governo Draghi, come i suoi predecessori, ha dunque continuato a inviare armamenti. Mentre – come hanno rivelato vari sondaggi d’opinione – i cittadini italiani da anni chiedono ai vari governi di rispettare rigorosamente le norme della legge 185/1990 che vieta espressamente di esportare armamenti a paesi in guerra e i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.

Pubblicato il 17 maggio 2022 in Unimondo

giorgio.beretta@unimondo.org

1 commento su “Export di armamenti: la Relazione corretta rivela un record storico”

  1. Ho sempre pensato ad un giro di armi nel mondo. Un conto è pensare, altro conto è leggere dati certi.
    Il bello che si parla di pace, forse è riferito alla pace dell’anima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *