COME ERAVAMO

recensione del libro “CORREVA L’ANNO…” di Marco SaioniFabrizio Fabbri Editore

di Sergio Tardetti

A lettura ormai ultimata, mi è corso non soltanto l’obbligo, ma anche il piacere, di dedicare qualche mia riflessione al volume “Correva l’anno…”, di Marco Saioni, autore dalla penna acuta, arguta ed elegante, oltre che caro amico di lunghissima data. “Autore” è per lui un titolo decisamente meritato sul campo, da intendersi nel significato letterale del termine, come di colui capace, attraverso i suoi scritti e le sue opere in generale, di accrescere non solo la nostra conoscenza ma anche la nostra capacità di osservare e comprendere il mondo che ci circonda. E, aggiungo io, con una modalità di comunicazione decisamente gradevole e accattivante, tanto alla prima lettura quanto alle successive riletture dei testi. Attraverso le rivisitazioni di cronache del passato, Marco ha la capacità di riportarci indietro nel tempo, riconducendoci ai giorni in cui quei fatti, commentati oltre che narrati, avvennero. Fonti d’ispirazione di questi brevi racconti si ricavano dalla lettura – e originale rilettura – di avvenimenti che, quasi certamente, non troveranno collocazione nelle pagine della grande Storia, quella fatta di luoghi, nomi e date altisonanti, ma concorreranno a darle forma e corpo attraverso la narrazione di piccole storie, incentrate sui personaggi che hanno reso celebre e leggendaria la città di Perugia.

Attraverso le pagine di questo libro vengono rievocate figure celebri, eternate anche nei nomi delle vie e piazze cittadine, accanto a personaggi di umili origini, popolani le cui gesta e i cui nomi, spesso anche soprannomi, sono diventati proverbiali, dando origine a consolidati modi di dire, radicati nel gergo cittadino. Ma l’operazione che l’autore compie, a partire dai testi originari, è di natura ancora più complessa, avviene attraverso un lavoro che potremmo definire “di restauro”, o meglio ancora “di restyling”, attualizzando e riportando alla luce, mediante una scrittura stilisticamente elegante e decisamente personale, eventi opacizzati e consumati dal continuo lavorio del trascorrere del tempo. Racconti brevi ed essenziali, che ho centellinato come un ottimo brandy, immaginandomi accanto al caminetto acceso in una fredda sera invernale o sul terrazzo, in un tiepido tardo pomeriggio, al tramonto del sole. Storie di vita vissuta che vanno assaporate poco alla volta, a piccole dosi – appena due o tre “Correva l’anno…” di tanto in tanto -per non fare terminare troppo in fretta il piacere che si ricava da queste letture. Cronache quotidiane del tramonto di un’epoca in cui la città era più viva e vitale, raccontate con parole che non invitano alla nostalgia, quanto, piuttosto, alla consapevolezza del proprio passato e delle proprie radici.
Nei testi che compongono il volume, Marco ha frequentemente profuso a piene mani, come perle e gemme rare incastonate in un tessuto artisticamente ricamato, molti riferimenti culturali, originati dalle sue letture ed esperienze di vita – posso affermarlo senza tema di essere smentito, avendo anch’io in gran parte condiviso quelle stesse esperienze – ed è possibile ad un abile e attento lettore ricavare da ciascuna pagina citazioni, suggestioni e modi di dire propri della vita di un’intera epoca, quella a partire dagli anni ‘60 ad oggi. A questo proposito, sarebbe interessante stimolare l’attenzione dei lettori, proponendo un gioco, il cui premio sarebbe la soddisfazione di esserci riusciti, quello di individuare nelle righe e tra le righe dei testi i frequenti riferimenti alla “cultura” di quell’epoca alla quale si è accennato. Personalmente, ne ho trovati moltissimi, ma conoscendo l’autore fin troppo bene per lunga frequentazione, avendone condiviso interessi, esperienze e momenti di vita, mi autoescludo dalla partecipazione. Ai lettori, invece, rinvio la sfida in questo gioco alla ricerca della cultura, dell’identità e del tempo perduti. E che vinca… il più accorto!

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