Un elfo in famiglia

Non mi convince quello che ho letto in rete. L’essenza del testo non sta tanto, secondo me, nella difficoltà di convivenza con il diverso, con l’unknow fuori di noi riflesso pauroso dell’unknow che ciascuno di noi si porta dentro, quanto in un problema, o in una serie di problemi che, a distanza di molti anni dall’ambientazione del romanzo, sono più che mai attuali: la famiglia, i figli soprattutto, sono necessariamente garanzia di felicità? Può la maternità, possibilmente ripetuta e spontanea, essere ancora considerata la scelta più naturale per una donna? E chi è più condizionato, più vittima degli stereotipi e della retorica: colui che nella vita opta a freddo per la famiglia tradizionale o colui che la rifiuta?

Sono questi alcuni degli interrogativi più coinvolgenti che pone “Il quinto figlio” di Doris Lessing, premio Nobel 2007. In tempi di liberazione sessuale e boom contraccettivo, una famiglia volutamente numerosa costituiva un’eccezione, proprio come oggi. Ma essa era il sogno di David ed Harriet, due giovani “antichi”, alla ricerca, rispettivamente, dell’anima gemella e della “prima volta” come dono e non come svendita. Si trovano, si attraggono naturalmente, si amano, l’uno lo specchio dell’altra. “Almeno sei” era il loro programma, sei figli con i quali vivere senza lacrime e senza fatica in una grande casa, sempre aperta, a Natale, a Pasqua, d’estate, ad amici e parenti, in spirito di collaborazione e semplicità, esempio vivente di felicità possibile. I figli arrivano come Dio li manda, in un clima idilliaco da cartolina illustrata, da pubblicità patinata. Sembra il sogno realizzato, lo schema astratto della felicità calato nel reale, ma la vita, quella vera, bussa alle porte. David, nonostante il super lavoro a cui si sottopone, non ce la fa a mantenere casa e figli e sempre più spesso è costretto a dipendere dalla generosità degli assegni paterni; Harriet, spossata dalle gravidanze problematiche e troppo ravvicinate, è costretta a dipendere in casa dall’abnegazione di sua madre, nonna infaticabile e generosa ma anche risentita per l’incoscienza “senza precauzioni” della figlia. Quando arriva il quinto figlio, di nuovo troppo presto e, così dicono, stavolta puro “incidente” di percorso, la situazione precipita. Harriet non può dirlo esplicitamente, nemmeno a se stessa, sarebbe come tradire i suoi ideali e il suo progetto di vita, ma lei, questo figlio, non lo vuole, non lo sopporta. L’insolita e devastante vivacità del feto, tutto calci e colpi, più che l’annuncio premonitore di una creatura “diversa”, sembra a me la somatizzazione del desiderio materno di espellere da sé quel corpo estraneo, alieno, nemico, che le succhia la vita da dentro. Quando il bimbo nasce, ciò che Harriet vede è un mostro, una sorta di elfo, di creatura tozza e deforme alla Victor Hugo, selvatica e appartata, non amata né amabile. Man mano che il “mostro” cresce, la casa si spopola, gli altri figli partono per nonni e collegi, mentre la coppia finirà per allontanarsi, in quanto Harriet, tormentata dal senso di colpa per non aver voluto e per non amare questo suo figlio diverso, dedicherà proprio a lui tutte le sue restanti energie, mentre David si immergerà sempre di più nel lavoro, diventando quello che mai avrebbe voluto essere. Molteplici significati si addensano nel personaggio di Ben, il quinto figlio. Come dicevo all’inizio, la sua storia non è emblematica tanto della difficoltà di accettare e vivere con un “diverso”, quanto di quello che sono o potrebbero essere i figli, comunque sempre “diversi” da noi: non bambolotti a nostra immagine e somiglianza, piuttosto alieni problematici, che non sai da quale verso prendere; esseri in proprio che richiedono tempo e fatica e causano, più spesso di quanto si sia disposti ad ammettere, ansie e sofferenze; esseri che è legittimo (e rispettoso) anche non desiderare, senza sensi di colpa, a dispetto di tanta retorica familista. Credo sia questo il messaggio della Lessing, una scrittrice impietosa nello scandaglio del cuore femminile e delle relazioni umane.

Lessing Doris – Il quinto figlio. Feltrinelli, 2000

Pubblicato in La voce di Ghismunda, 23 agosto 2008

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