Edizione 2023: parola

dire/fare
Si possono fare cose con le parole? A dirci di sì non è solo il titolo del celeberrimo saggio di John L. Austin ma anche l’esperienza quotidiana: lo vediamo quando un celebrante dichiara una coppia marito e moglie, quando una commissione proclama laureato uno studente, quando un certificato consente di svolgere un determinato mestiere. Contratti, titoli, documenti testimoniano il potere magico del linguaggio: il performativo, quello che consente di trasformare la realtà senza usare le mani. Non si tratta semplicemente della possibilità di dare ordini, ottenendo che venga aperta una finestra con il dire a qualcuno: “Apri la finestra”. Si tratta proprio di una facoltà che consente al linguaggio di cambiare il mondo.

È in questo orizzonte che si collocano i giochi linguistici. Secondo Wittgenstein, il rapporto fra mondo e linguaggio non segue una struttura necessaria, come invece voleva Aristotele, bensì una possibilità che si apre a forme sempre diverse. Recitare, cantare, spettegolare, raccontare una barzelletta, impartire un ordine, tradurre, ringraziare, maledire, pregare, stendere formule matematiche: tutte queste azioni con cui riempiamo il mondo sono frutto del modo in cui giochiamo col linguaggio. E, come tutti i giochi, traggono senso e validità esclusivamente dalla presenza di un contesto che detti delle regole.

Il contesto è la chiave di volta del potere performativo del linguaggio: non ha valore una multa comminata da un passante o una carta d’identità fabbricata dal diretto interessato. Resta però il fatto che, ogni volta che utilizziamo il linguaggio, lo facciamo all’interno del contesto più ampio che ci è dato, quello della società umana. Questo ci impone di considerare sempre le nostre parole in base agli effetti che possono avere sull’Altro: l’interazione personale è fatta di parole e ha conseguenze reali e concrete. Ci sono quelle della violenza verbale, dell’hate speech e della prevaricazione sul consenso; ma ci sono anche, per fortuna, le parole dell’attenzione, dell’apertura, del rispetto.

Per approfondire questo percorso si possono seguire lezioni che vertano sulla terminologia dell’odio e dell’amore, della definizione del genere e della pratica della violenza, oltre che sulla teoria di Wittgenstein. Dal programma creativo si possono scegliere eventi che abbiano a che fare con gli eventuali limiti da porre alla satira, le scelte lessicali nell’insegnamento e nella narrazione, l’utilizzo della parola come strumento concreto per costruire oggetti d’arte.

Programma Completo

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