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Bologna 2 agosto 2024

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NB – Nota Breve

di Dino Silvestroni

Eraldo Baldini sa bene che una “storia è una storia” per questo racconta la sua. Inizia coi ricordi dei personaggi, sapendo bene che il ricordo spesso crea vuoti e ombre. Nello scorrere delle pagine il lettore è accompagnato in un continuo confronto e distacco fra “ricordo” e “memoria” per poi ricomporre questo gioco in una lettura capace di cancellare “quelle lunghe ombre fredde”. Questa è la storia di Eraldo Baldini.

Grazie per la bella lettura.

Eraldo Baldini – Le lunghe ombre fredde. Rizzoli. Milano, 2024.

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ALLA SVOLTA

di Sergio Tardetti

Quando arrivi a una svolta, la sola cosa che puoi fare è svoltare. Non puoi tirare dritto, ignorandola, perché presto o tardi finirai per pentirtene. A volte non puoi nemmeno farlo, al massimo puoi saltare l’incrocio senza fermarti e senza riflettere, ma essendo consapevole di farlo a tuo rischio e pericolo. La vita è piena di incroci ignorati o, peggio ancora, saltati, di occasioni per poter svoltare che non sono state colte, anzi, sono state semplicemente tralasciate. Tutto perché tirare dritto è sempre più facile e più comodo che svoltare. La strada che hai davanti, quella che stai percorrendo, ti sembra sempre ampia, liscia, bene illuminata. Potresti arrivare a scorgere fin quasi al suo termine, monotona quanto basta, ma comoda. Perché, allora, abbandonarla? Quando arrivi alla svolta, invece, riesci a intravedere a malapena un brevissimo tratto della nuova strada che ti troverai a percorrere, se e quando svolterai. Sembra sempre una strada buia, stretta, disagevole, spesso in salita. Chi te lo fa fare, allora, di abbandonare quella comoda che hai percorso fino a quel momento, per lanciarti in un sentiero che potrebbe riservare anche amare sorprese?
Ad ogni svolta, chissà perché, torna sempre in mente la figura di un personaggio mitico, quell’Ulisse che di svolte deve averne incontrate e conosciute tante, perfino troppe, se per coprire quel breve tratto di strada – o meglio, di mare – che lo avrebbe riportato a casa ci ha impiegato ben dieci anni. E alla fine, stando almeno ai bene informati, una volta tornato a casa – o forse, chissà, non doveva nemmeno esserci tornato! – ha deciso di riprendere il mare, continuando ancora a svoltare. E, una volta in mare aperto, cosa ha fatto? Anziché tirare dritto, ha preferito svoltare a sinistra – senza nessun riferimento politico, sia chiaro! In ogni caso sarebbe stato sempre e soltanto mare, una distesa d’acqua senza confini e senza segnali, senza incroci e senza svolte consigliate o obbligate. E a lui sì che le cose non sono andate bene, se il suo viaggio è terminato contro una montagna! Ma, forse, sapeva già che, anche tornando a casa, il viaggio sarebbe terminato contro un’altra montagna, la montagna di problemi che si sarebbe trovato ad affrontare nella vita di tutti i giorni in famiglia e a capo di quel regno, piccolo sì, ma litigioso da morire. Insomma, ci sono occasioni in cui svoltare ha un senso e aiuta persino a salvare la vita – o a salvarsi dalla vita – e ce ne sono altre in cui, invece, conviene tirare dritto. E noi, come disse Amatore Sciesa mentre veniva condotto al patibolo, siamo quelli che “tiremm innanz!”
© Sergio Tardetti 2024
La foto è di Niklas Jeromin da Pexels

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A Reggio Emilia

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