400 esecuzioni in Texas: interroghiamoci

Me l’aspettavo, non dico di no. Certo, in un miracolo si spera sempre, ma il Texas del Governatore Rick Perry non sa cosa siano i miracoli, così come non lo sapeva il Texas di Bush Jr., del resto.
Ieri ad Huntsville, Texas, capitale delle esecuzioni del mondo occidentale, Johnny Conner, afro-americano di 32 anni, condannato a morte per l’assassinio di una commessa a Houston nel 1998, e’ stato assassinato, anch’egli, proprio come quella sfortunata commessa. Pero’ Conner e’ stato assassinato legalmente dallo Stato del Texas ed in nome di tutto il popolo texano. E poco conta, adesso, che l’avvocato difensore di Conner avesse fatto un lavoro giudicato assai scadente persino dal Giudice Federale che, nel 2005, annullo’ la condanna a morte, poi ripristinata da un altro Giudice in seguito.


Ecco, quindi, toccato un altro record. Il Texas ha eseguito la sua 400esima esecuzione dal ripristino della pena capitale da parte della Corte Suprema degli USA nel 1976. Questo significa che ben oltre un terzo delle 1092 condanne a morte eseguite in tutti gli Stati Uniti d’America dal 1976 ad oggi sono state eseguite proprio in Texas. E con tutti i detenuti in attesa di esecuzione, non e’ da escludere che presto il Texas di Perry tocchi i due terzi.

Se alle esecuzioni del Texas e degli USA in generale aggiungiamo quelle degli altri Paesi del mondo, superiamo abbondantemente le 5000 persone uccise ogni anno in nome della “giustizia”.

E’ un massacro. Questi numeri fanno rabbrividire.

Forse dovremmo chiederci se la comunita’ internazionale sta facendo abbastanza. E noi, come movimento abolizionista, dovremmo chiederci dove stiamo sbagliando.

Arianna Ballotta

Presidente

Coalizione Italiana contro la pena di morte

www.coalit.org

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