Arianna Ballotta

Presidente Coalizione Italiana contro la Pena di Morte e-mail: arianna@linknet.it

Cosa sta accadendo nella Repubblica Democratica del Congo?

Nella Repubblica Democratica del Congo, uno dei tanti Stati africani creati dalle imprese coloniali occidentali, e’ in atto una tragedia, da ben un decennio, che pero’ il resto del mondo sembra avere dimenticato. Milizie rivali infliggono sofferenze inenarrabili alla popolazione civile, nell’indifferenza di chi detiene il potere politico. E non solo.
Quattro milioni di morti in cinque anni, donne stuprate e seviziate, bambine schiavizzate, bambini soldato. Quasi due milioni di sfollati, di cui la stragrande maggioranza in trappola nella parte orientale del Congo senza accesso ne’ a cibo ne’ ad acqua potabile, ne’ altri beni di prima necessita’. Fame, malnutrizione diffusa e condizioni igienico-sanitarie inimmaginabili, con un rischio elevatissimo di epidemie.
Il fatto che le ragioni del conflitto abbiano a che fare col controllo di minerali indispensabili all’industria elettronica del mondo occidentale, ci fanno chiudere un occhio su questa catastrofe umanitaria. Anzi, tutti e due.
Ben poco si parla dello sfruttamento disumano di gran parte dell’Africa e della poverta’ a cui i suoi abitanti sono costretti, o quando se ne parla, lo si fa in modo volutamente sbagliato. Ma vi siete mai domandati come mai in un continente così naturalmente ricco gli abitanti sono ridotti alla fame? Qualcuno lo avra’ fatto, molti no. Perche’ ai piu’ non importa della condizione di milioni di “negri” che “tanto non hanno voglia di far niente”.
E invece no. Riflettete. Pensate agli interessi fortissimi di pochi che, purtroppo, vincono sempre, a danno di tanti. Agli occhi dei colonizzatori l’Africa non e’ stata altro che una terra da violare, svuotare, distruggere, per il proprio benessere. E continua ad esserlo, perche’ non dobbiamo dimenticare che le multinazionali di oggi sono il colonialismo di ieri.
Cercano di farci credere che questa sia l’ennesima lotta intestina, combattuta da neri contro neri, da una tribu’ contro l’altra, per problemi di religione, etnia o altro. I media – quelli che ne parlano – cercano di convincerci che questa guerra e’ da imputarsi unicamente a quelle irrisolvibili e per noi incomprensibili “lotte tribali”. Ma anche la guerra dei Balcani ci era stata propinata come guerra etnica, o no?
Chi non si accontenta delle bugie propinate da giornalisti sciattoni, manovrati e controllati ad arte, sa bene che tutto questo e’ dovuto in grandissima parte allo strapotere occidentale ed all’avidita’ delle multinazionali, che giocano con la vita degli esseri umani.
D’accordo, indigniamoci pure col governo locale, che poco o niente fa per fermare la strage, e prendiamocela anche con le diverse fazioni in lotta. Ma l’ONU dove’e’? E noi? Cosa stiamo facendo?
Ogni volta che giochiamo con una play-station, che teniamo in mano un telecomando, un telefono cellulare, un computer portatile oppure (i piu’ ricchi) un gioiello con diamanti, dovremmo riflettere sulla scia di sangue e sulle vite distrutte affinche’ noi (cosiddetto mondo civilizzato) possiamo continuare a beneficiare dei lussi della moderna tecnologia, rendendoci responsabili di ulteriore, fame, distruzione, morte.

Domandiamoci: i veri selvaggi chi sono? Loro o noi?

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Texas Death Row Hotel

Pubblichiamo la tesina scritta e presentata da Michela Vendemmiati per il suo diploma di scuola media superiore.
Michela ha preso spunto dalla storia di Richard Wayne Jones, giustiziato in Texas nell’agosto del 2000, per parlare in modo approfondito della pena capitale, delle sue origini, delle sue implicazioni nella societa’ e di come e dove ancora oggi viene utilizzata. La tesina e’ peraltro corredata di documentazione fotografica.
Ringraziamo Michela per l’impegno e l’ottimo lavoro.

Il direttivo COALIT

Michela Vendemmiati – Texas Death Row Hotel [PDF 545  KB]

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Darfur, la guerra dimenticata

Si parla troppo poco di quanto sta accadendo in Darfur. I nostri politici, almeno fino a non molto tempo fa, non sapevano nemmeno dove fosse, né cosa fosse. Tutti ricorderete, infatti, la tragica figuraccia fatta da alcuni rappresentanti del nostro governo intervistati da un’inviata delle “Iene” nell’ottobre scorso. Alla domanda “Che cosa è il Darfur?” nessuno dei parlamentari intervistati fu in grado di dire che si tratta di un Paese martoriato dalle guerre. Qualcuno disse persino, più o meno, che “Darfur è un modo di dire, che si usa quando si intende qualcosa che va di fretta, insomma uno stile di vita frettoloso”. Penoso, non c’è che dire.

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Esecuzioni negli USA, ma non solo…

Come ormai tutti sappiamo gia’, Kenneth Foster – per fortuna! – e’ stato graziato ieri dal Governatore del Texas poco prima che la sua esecuzione avesse luogo. Ne siamo tutti molto lieti, naturalmente. Tuttavia, non dimentichiamoci delle altre persone che gia’ hanno un appuntamento fissato con il boia negli USA, ma non solo.

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Petizione: richiesta revoca status osservatore a USA e Giappone

Texas Coalition to Abolish the Death Penalty – International Committee (Coalizione Texana per l’abolizione della pena di morte – Comitato Internazionale)
Indirizzo e-mail: TCADPInternational@gmail.com
Sito web: www.tcadp.org
Alla luce delle continue uccisioni sponsorizzate dallo Stato e delle tre esecuzioni fissate in Texas per questa settimana, il ComitatoInternazionale della Coalizione Texana per l’abolizione della pena di morte lancia una petizione internazionale nella quale chiede che venga immediatamente sospeso lo status di Paese osservatore presso
il Consiglio d’Europa di Stati Uniti d’America e Giappone fino a quando perdureranno tali pratiche barbare, e chiede altresì all’Unione Europea di riconsiderare seriamente i numerosi accordi commerciali in atto con il Texas, che rappresentano un grande conflitto con gli impegni assunti dall’Unione Europa in merito all’abolizione universale della pena capitale. La scadenza di questa petizione è fissata per il 30 settembre 2007 e verrà inviata a René Van der Linden, Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, ed in copia a Thomas Hammarberg, commissario per i Diritti Umani presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

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