LA RETORICA DELLE PICCOLE COSE

di Sergio Tardetti

Bisogna dare valore alle piccole cose, una frase che mi capita di sentire di tanto in tanto, soprattutto da parte di persone che, come dicono loro, “hanno capito”. Cosa abbiano capito, poi, certo non vengono a dirlo a me, e in generale a noi che non abbiamo capito, è un segreto che conservano chiuso a doppia mandata nella cassaforte della loro anima. Ci piacerebbe tanto conoscere cosa hanno capito, e soprattutto, quali sono le piccole cose alle quali dovremmo dare valore, operazione decisamente ostacolata dallo strettissimo riserbo nel quale si chiudono queste persone, una volta interrogate in proposito. Alla fine di lunghi ed estenuanti tentativi per carpire il segreto, ci troviamo costretti ad arrenderci e a porre l’unica domanda possibile: “Ma se nessuno ci dice quali sono queste piccole cose, come facciamo a capire?”. Al che i propugnatori delle piccole cose alzano le spalle, come a voler significare: fatti vostri. Così, incuriositi e soprattutto pronti a raccogliere quella che consideriamo una sfida, cominciamo a guardarci intorno, a chiedere con finta noncuranza a chi potrebbe conoscere la risposta, per arrivare quanto prima a farci un’idea, una qualunque, perfino piuttosto limitata, ma accettabile, di quali siano le piccole cose di cui vanno favoleggiando coloro che “hanno capito”.
Perché, è inutile nasconderlo, anche noi vorremmo fare parte, prima o poi – ma sempre meglio prima – del novero di quelli che “hanno capito”. Sentirsi esclusi da qualcosa, qualunque cosa, è uno dei principali crucci – meglio, tormenti – dell’animo umano, perché costringe sempre ciascuno a rivolgersi la domanda inquietante: a me, cosa manca? Perché no? Da qui in avanti partono le domande, aumentano i tormenti – ormai non più crucci – e la vita finisce per diventare un vero e proprio inferno. Notti intere trascorse ad occhi spalancati, distesi al buio sul letto, a fissare il soffitto, sperando forse di leggere la risposta, almeno una, alle nostre tante domande in qualche segno visibile anche al buio, forse una leggera macchia di umidità sull’intonaco. E così, la notte trascorre inutilmente e la risposta tarda ad arrivare, per notti e notti di seguito. Di giorno, per fortuna, si è talmente travolti dagli eventi quotidiani da non avere tempo di porsi la fatidica e dolorosa domanda. Di notte, poi, tornando a fissare il soffitto, notiamo che la leggera macchia di umidità si è allargata e si è fatta più evidente, anche se non contiene ancora la risposta; forse, continuando a pazientare e ad attendere, prima o poi, la risposta apparirà in tutta la sua sfolgorante evidenza.
E poi, un giorno, stanco di inseguire le “piccole cose”, il cui significato continua decisamente a sfuggirti, decidi che non ne vale più la pena, meglio dedicare il tuo tempo ad attività più interessanti e più gratificanti. Ed è così, abbandonando il tuo inseguimento, che arrivi a qualche utile considerazione, capace di farti riprendere il filo del discorso con te stesso interrotto ormai da troppo tempo. Probabilmente, ragioni, l’equivoco nasce dal fatto che non ci sono piccole cose e grandi cose, ma ci sono semplicemente cose. Il valore che diamo alle cose e la dimensione che finiamo per attribuire loro sono del tutto relativi, ciò che è piccolo per te potrebbe essere grande per me, e viceversa. Così, confortati da questa decisiva e rassicurante scoperta, riprendiamo il consueto cammino, smettendo di interrogarci, salvo poi trovare un altro argomento capace di suscitare in noi nuove e più stringenti domande. Perché è così che procede, o almeno dovrebbe procedere, la vita.

© Sergio Tardetti 2022

Foto di Alexa da Pixabay

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