Due donne un giardino e infiniti muri

di Chiara Palmisani

Diverse nei costumi e gli stili di vita, una indossa il velo e trascorre il suo tempo occupandosi del suo frutteto di limoni, l’altra indossa abiti occidentali e passa le giornate ad arredare la sua nuova casa e a pianificare una festa d’inaugurazione. Proprio il posto dove sorge questa casa fa sì che le esistenze delle due donne si sfiorino e non solo. Infatti, la casa di Mira e del marito è proprio al confine con la Cisgiordania e precisamente con il giardino di limoni di Salma. I servizi segreti decidono che tutti gli alberi di limoni del giardino debbano essere abbattuti, per la sicurezza e l’incolumità del Ministro della Difesa israeliano. Basta un ordine per cancellare in un lampo l’unica fonte di sostentamento e la principale ragione di vita di una donna palestinese.

La battaglia legale che Salma intraprende per impedire alle autorità israeliane di abbattere i suoi limoni rivela tutto il suo coraggio e la sua risolutezza. Salma è una donna dotata di grande forza d’animo e volontà di autodeterminazione. I suoi gesti, i suoi occhi e i suoi silenzi dicono molto di più di tante parole. Una donna contro l’esercito israeliano, una donna che ha solo la sua terra per cui lottare, il posto dei suoi ricordi di bambina, luogo di inestimabile valore simbolico e affettivo. Il giardino è l’unico luogo su cui Salma può esercitare la sua autorità e derubarla di quegli alberi di limoni non rappresenta per lei solo un danno economico, ma una violazione della sua libertà.

La moglie del Ministro della difesa israeliano, coglie l’importanza della battaglia di Salma e in cuor suo solidarizza con lei. Anche lei, anche se dall’altra parte del giardino di limoni, in una posizione di apparente privilegio, è vittima in realtà di un sistema politico decisionale maschile, soggiogata dal suo ruolo di moglie di un uomo importante assente e freddo, controllata a vista da bodyguard, che prendono ordini solo dal marito e non dal lei, che è pur sempre una donna. Una donna occidentale, apparentemente più emancipata e più fortunata per estrazione economica ma che è in una condizione esistenziale tendenzialmente speculare a quella della protagonista palestinese. Piano piano le due donde iniziano a empatizzare. La battaglia di Salma darà a Mira la capacità dire “no” a una condizione di infelicità e solitudine, da cui prima di allora non era stata in grado di uscire.

Il film, presentato all’ultimo Festival del Cinema di Torino e vincitore del premio del pubblico all’ultimo Festival di Berlino, mette in scena il dramma del conflitto tra Israele e Palestina, attraverso la storia di una donna che cerca di arginare l’occupazione delle sue proprietà da parte degli invasori e di una donna israliana che dall’altra impara cosa significa lottare per ciò che si vuole per la propria vita. Queste due donne si muovono in un mondo fatto di uomini, soldati israeliani o dotti palestinesi, che cercano di impedire loro di scegliere cosa sia il bene o il male per se stesse. Di uomini che decidono et imperano, costruiscono muri e recinti reali o simbolici attorno alle “loro” donne e innalzano barriere tra i popoli come unica possibilità di risoluzione dei conflitti.

Salma si oppone a suo modo a questo sistema fondato solo sulla prepotenza e l’autoritarismo ed esprime la sua autoderminazione scegliendo lei stessa quando indossare o non indossare il velo. In alcuni momenti del film decide di non averne bisogno perché non vuole mettere un filtro tra lei e gli altri; in altre scene invece indossa il velo e lo annoda con decisione sotto al mento perché vuole mostrare la sua distanza e la sua impermeabilità dinnanzi a determinati contesti. E’ lo strumento con cui decide di accorciare o riaffermare le distanze tra se stessa e gli altri.

Tutto il film, è una continua abolizione vs costruzione di barriere, creazione vs diminuzione delle distanze. Un esempio è l’innalzamento di un altissimo muro al confine tra la proprietà di Salma e la casa del Ministro israeliano, ormai rimasto solo. Un muro immenso, un grigio desolante al posto del verde e del giallo che dominavano il bel giardino di limoni. L’uomo è muto e solo davanti al suo muro. Ma il silenzio del suo autismo è assordante. A lato di quest’innalzamento di barriere un altro muro è però stato demolito. La stretta di mano tra Mira e Salma è la rottura massima di qualsiasi barriera tra le due civiltà che esse rappresentano. La stretta di mano tra due donne che provengono da due mondi profondamente antagonisti. La speranza di un dialogo tra due popoli storicamente in lotta

il paese delle donne, 28 dicembre 2008

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *