I ricordi sono un plotone di esecuzione

di Vincenzo Andraous

In molti istituti penitenziari italiani, centinaia di uomini condannati alla pena dell’ergastolo hanno iniziato uno sciopero della fame, per sensibilizzare l’opinione pubblica e l’apparato politico, sulla possibilità di abolire quel “fine pena mai”.
Indipendentemente dagli slogans usati, dai manifesti proposti che veicolano questa protesta pacifica, occorre distaccarsi dalle forzature ideologiche insite nei meccanismi perversi che il carcere ingenera, dalla violenza che abita la carta di identità del detenuto.

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Chi tocca i politici muore.

di Elio Veltri*

Ci saranno ancora magistrati disponibili a indagare sui potenti, sui ricchi e sui politici? Io credo che saranno davvero pochi. Negli anni passati, da destra e da sinistra, la magistratura più coraggiosa e competente è stata mazzolata a dovere. Il caso Forleo è emblematico. Il procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, vuole metterla in castigo non per le tante balle che hanno raccontato i giornali e le tv: esposizione mediatica, lacrime, rifiuto della scorta, pressioni subite e raccontate da altri magistrati i quali da veri cuor di leone hanno subito smentito. No, al Procuratore generale di tutto questo non frega niente. La Forleo deve essere punita per l’ordinanza con la quale chiama in causa il gota dei Ds, defunto ma rimpiazzato dal partito democratico, sempre vivi e vegeti. In particolare D’Alema e Latorre, più dalemiano di D’Alema. Giuristi di rango hanno spiegato che la legge Boato era una schifezza.

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Fac-simile d’amore

di Ghismunda

Carissimo/a

sei la persona a me più vicina, più intima.

Di me, tutto, o quasi, sai; di me, tutto, o quasi, hai condiviso.
Scusa per il “quasi”. Ma per quanto uniti due possano essere, resta sempre un margine di impenetrabilità, di mistero, che ci rende altri dall’altro, pure così caro, pure così amato. Che ci fa restare due. Nessun amore (e nessun potere) arriva a possedere tutto dell’altro e disporne totalmente. In ciò che resta “fuori” e non si lascia raggiungere, sta, in fondo, la possibilità della libertà. E l’unicità, l’irriducibilità di ogni essere umano. Nel rispetto di ciò che resta “fuori” e non si lascia raggiungere, sta, in fondo, la cifra dell’amore vero.
Non so quello che la vita possa ancora riservarci, di bello e di brutto, di buono e di cattivo.
Ma bisogna prepararsi. Al male, soprattutto. Al bene, si presuppone, si è sempre pronti, ammesso che lo si sappia riconoscere ed apprezzare. Al male è più difficile, si preferisce non pensare. Tutt’al più sperare. Nella fortuna. Ma oggi non basta. Oggi sono intervenuti cambiamenti importanti, sociali e scientifici, che impongono, a ognuno di noi, di non abbandonarci passivamente a quello che verrà.
E’ per questo che ti scrivo.
Non credo che al momento esistano moduli ufficiali da riempire. Forse ci saranno, ma ci vorrà tempo e non posso aspettare che un Papa ci ripensi perché la legge, come succede da noi, si adegui. E poi, consegnare le ultime volontà al linguaggio freddo e spersonalizzante della burocrazia non mi piace.
Potrei, come tutti, ammalarmi. Potrei, come tutti, morire.

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Giornata internazionale delle Città contro la pena di morte

Ravenna contro la pena di morte

Questa sera alle ore 21, 30 al Mama’s club di Ravenna si parlerà di: pena, giustizia e perdono con Bill Pelke (fondatore dell’Associazione The Journey of Hope e del Murder Victims’ Families for Human Rights, nonché presidente del Comitato Direttivo della US National Coalition to Abolish the Death Penalty) Claudio Giusti (esperto in diritti umani e pena di morte, fra i fondatori della World Coalition to Abolish the Death Penalty e di Amnesty International Italia) e Arianna Ballotta (co-fondatrice e presidente della Coalizione Italiana contro la Pena di Morte).

MAMA’S CLUB – Via S.Mama, 75 – RAVENNA

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La furbata del Trombone, della Santa e del Fico Fiorone

30 novembre 2007
30 novembre 1786

Il Granducato di Toscana abolisce la pena di morte

C’era una volta il Movimento Abolizionista.
Era un movimento piccolo ma tosto.
Era solito vincere le sue battaglie perché formato da gente preparata che leggeva, scriveva e convinceva.
Ottenne il suo successo più grande nel 1989, quando le Nazioni Unite approvarono il Secondo Protocollo: quello al cui primo articolo si legge che “Nessuno … sarà giustiziato”.
Purtroppo le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU non hanno potere coercitivo e non possono costringere un governo a fare quello che non vuole fare. Così il Secondo Protocollo si aggiunse ai molti atti abolizionisti delle NU; mentre il Movimento continuava a convincere i paesi a chiudere con la pena capitale.

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