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DI VENTO E DI GINESTRA (Recensione)

di Sergio Tardetti
Cosa va cercando il lettore in un libro di poesia? Un elemento di contatto con l’autore, un filo diretto con l’anima di chi scrive, mediato dalle suggestioni scaturite dal titolo in copertina, consapevole fin dall’inizio che riuscirà a trovare soltanto quello che va cercando. L’autore, d’altro canto, deve far fronte a centinaia di interrogativi, moltiplicati per quanti sono i lettori, consapevole delle difficoltà del suo compito, certo che non potrà mai fornire una risposta esaustiva a tutti gli interrogativi. Intanto, il lettore, procede a sfogliare le pagine, compulsandole con un’idea ben precisa in mente, che troverà o meno conferma nel corso della lettura. Quasi sempre si giunge a un apparente punto di incontro, finendo per trovare risposta a qualcuna delle tante domande, anche se il prezzo da pagare è rappresentato spesso dal fraintendimento delle intenzioni di chi scrive. Del resto, il fraintendimento è lo strumento moltiplicatore dei significati di un testo, il necessario rischio che un autore sa di correre nel momento in cui inizia a mettere i suoi pensieri nero su bianco. In questo caso, l’autrice Elisa Piana opera un tentativo di esplicitare il senso del titolo nella breve prefazione, lasciando tuttavia al lettore la libertà e il margine sufficienti per individuare tra le pagine un senso più proprio e personale, anche distante da quello che chi scrive si era proposto. In apertura, i versi di Giovanni Ciao, prezioso ed elegante omaggio alla raccolta poetica di Elisa, vanno a costituire la più delicata delle prefazioni e suggeriscono una ulteriore possibile chiave di lettura.
Eccoli, dunque, gli elementi costitutivi delle poesie che arricchiscono il testo: il vento e la ginestra. Il vento che trascorre tra le pagine della memoria, rapido e fuggitivo, muovendosi irrequieto in ogni direzione; la ginestra che rimane ben salda, aggrappata al terreno con le sue radici solide piantate ovunque possa germogliare e crescere. Ecco due nature così dissimili che, mescolandosi, hanno la capacità di produrre un’anima che, al tempo stesso, vorrebbe essere ovunque e cercare la sicurezza in un luogo nel quale potersi riconoscere e identificare. Entrando nelle pagine del volume e percorrendone i testi, si coglie fin dal principio la notevole capacità di Elisa di scegliere le parole più appropriate per comunicare con chi legge, rendendolo partecipe delle proprie emozioni e delle proprie esperienze di vita. Elisa Piana è poetessa convincente e “solida”, aggettivi forse inusuali per riferirsi a chi scrive poesie, ma che intendono denotare la capacità di scegliere modalità espressive in grado di trasmettere suggestioni e musicalità e realizzare componimenti dal contenuto complesso e concreto e al tempo stesso intellegibile e accessibile. L’autrice ha la particolare e non comune capacità di avvicinare alla poesia anche chi non la frequenta abitualmente, senza indulgere tuttavia in concessioni al lettore che rischierebbero di banalizzare i testi. Essere leggibili e accessibili da parte di certi autori è considerato un limite, perfino un difetto, tanto che si impegnano con tutte le loro forze a rendersi, per quanto più possibile, oscuri e incomprensibili. Tra i componimenti mi piace citare, perché particolarmente degna di nota, la poesia dedicata ad Alda Merini, nella quale Elisa delinea un ritratto intenso con pochi accenni non banali alla vita dell’autrice, senza mai scivolare nel luogo comune.
Riesce a emergere dalla lettura il ritratto di Elisa? Non il ritratto, ma un ritratto, uno dei tanti possibili, quello percepito attraverso la sensibilità del lettore, guidata e condizionata dalle personali esperienze di vita. Quanto a me, colgo nei versi il ritratto di un’autrice che sembra avere acquisito ulteriore sicurezza e maturità nello scrivere e che merita sicuramente un pubblico attento e partecipe. A tratti, nel corso della lettura, compare e si fa più pronunciata una nota di durezza; le parole non scorrono fluide, ma sembrano come impigliarsi in qualche asperità, quasi a voler indicare che la superficie della vita non è mai del tutto liscia. Il segno che le esperienze della vita lasciano un po’ a tutti sull’anima, si fa più marcato, ma viene subito stemperato da una parola o una frase delicata, come a voler dire che, in fondo, non importa se la vita è così, la si accetta come viene, non supinamente ma cercando di comprenderla e farne una propria costruzione. Tra i tanti pregi, si sottolinea la presenza di due elementi che, a mio parere, determinano la qualità poetica di un testo. Il primo è l’utilizzo del meccanismo dell’ellissi, quello che serve a costruire il massimo coinvolgimento del lettore, nella consapevolezza che il non detto aiuti chi legge a riflettere e ad immedesimarsi nei pensieri di chi scrive. Il secondo, aspetto non secondario, è rappresentato dalla qualità della scrittura usata nei versi, che risultano curati, veri, torniti, musicali e ritmici, capaci di avvolgere il lettore in un abbraccio che lo rende compiutamente partecipe dell’atmosfera creata di volta in volta dalla poesia. Leggere questo libro significa immergersi per tutto il tempo nella vera e lucida poesia. Consigliato a chi ha fatto della poesia una sua condizione di vita.
© Sergio Tardetti 2022
Elisa Piana – DI VENTO E DI GINESTRA.  Bertoni Editore, 2022

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Favole (Recensione)

di Sergio Tardetti
Sulla scia dei favolisti classici, come Fedro ed Esopo, e moderni, come La Fontaine, si inseriscono questi brevi racconti poetici in versi liberi di Luca Biancardi, autore poliedrico che fa della parola quasi una ragione di vita. Come i favolisti, mette in scena piccole quotidiane vicende, che ruotano tutte intorno al tema del rapporto amoroso, e che hanno per protagonisti non solo esseri animati ma anche in prevalenza oggetti. Si avverte in ciascuna di queste storie il piacere che ha messo l’autore nel comporle e provato nell’inventarle e raccontarle. A differenza dei favolisti classici, che raramente mettevano in scena soggetti inanimati – qualche rara eccezione in Fedro con la maschera e la volpe, o le rane e il re travicello – spesso la coppia di innamorati è formata da oggetti di uso quotidiano, dei quali non verrebbe mai in mente di immaginare un rapporto di coppia così intenso come lo descrive Luca. Colpisce, ad esempio, la storia della penna e del suo cappuccio, separati ad un tratto a causa di un evento accidentale e che si perdono di vista, disperando di poter ritornare a congiungersi in un qualche futuro. O l’amore tragico e fatale tra il leone e la cerbiatta, che termina drammaticamente, come è nella tradizione del mondo animale, ma anche, purtroppo, di quello umano. Sotto le spoglie dei leoni e delle gazzelle possono celarsi tanti drammi quotidiani di femminicidi, divenuti ormai così comuni che corriamo il rischio di assuefarci. Ci sono poi le coppie stabili, quelle destinate a durare nel tempo, come la musica e il silenzio, o l’ignoranza e il sapere, coppie che si compensano e si arricchiscono a vicenda, nelle quali l’uno non può fare a meno dell’altra. La morale di questi racconti in versi si esplicita nel momento in cui proviamo a trasportare le storie nella realtà di tutti i giorni, perché allora vengono alla luce tutti i sentimenti e i risentimenti che si accendono nel rapporto amoroso, passione, gelosia, dolore, rabbia, fiducia nell’altra/altro, desiderio di confondersi in un’unica anima, desiderio di amplessi a volte impossibili. Il tutto rappresentato e descritto con un linguaggio che affascina e coinvolge il lettore, senza intenti moraleggianti, ma con l’attenzione rivolta a ricordargli che, in ogni caso, “de te fabula narratur”. Storie narrate con il consueto brio e l’abituale vivacità che costituiscono la cifra stilistica di Luca Biancardi. Consigliato a chi ama non solo la poesia ma anche le storie avvincenti e ben raccontate.
Luca Biancardi – Favole. Bertoni Editore, 2022

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Bloomsday – Du caplèt par Joyce

Biblioteca Classense / Sala Dantesca
Giovedì 16 giugno

I cento anni dell’Ulisse

100 anni dalla pubblicazione dell’Ulisse di James Joyce
Il Bloomsday (dal cognome del protagonista del romanzo, Leopold Bloom) rievoca gli eventi narrati nel capolavoro dello scrittore irlandese, che si svolgono a Dublino nell’arco di una sola giornata, il 16 giugno 1904. Ogni anno il Bloomsday viene festeggiato in molte città del mondo e in particolare a Dublino – città in cui Joyce nacque e in cui è ambientato l’Ulisse – con letture pubbliche e spettacoli.

Ore 16.30
Lettura dell’Ulisse
Ore 17.30
Eliseo Dalla Vecchia
Joyce a Ravenna, breve storia di una supposta presenza in città
Racconto in dialetto romagnolo
Ore 17.45
Andrea Pagani
Joyce e Proust, un incontro bizzarro
Lettura di brani da Il giardino d’acqua (Ronzani editore)
Ore 18.10
Paolo Albani
Il Finnegans Wake, un sorprendente caso di refuso letterario?
Ore 18.30
Antonio Castronuovo
Detestare Joyce

Albergo Cappello, via IV novembre 41, Ravenna
Du caplèt par Joyce
Ore 19.30
Progettazione di un mosaico per Joyce
Letture dell’Ulisse di Joyce. Letture dialettali
Letture da Dublinesque di Enrique Vila-Matas
Ore 20.30
Cena a base di cappelletti

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MARINA CICOGNA | LA VITA E TUTTO IL RESTO

Mercoledì 15 giugno 2022 – Ore 21:00

MARINA CICOGNA
LA VITA E TUTTO IL RESTO
Un documentario di Andrea Bettinetti
scritto con Alejandro de la Fuente e Elena Stancanelli
prodotto da Riccardo Biadene con Carole Solive
 distribuzione sala: Luce Cinecittà 

Teatro all’aperto Ettore Scola
Casa del Cinema
Largo Marcello Mastroianni 1 – Roma

Ingresso libero fino ad esaurimento posti 

MARINA CICOGNA. La vita e tutto il resto, il documentario sulla storica produttrice cinematografica che il regista Andrea Bettinetti ha scritto con Alejandro de la Fuente e Elena Stancanelli, torna in visione a Roma mercoledì 15 giugno, al Teatro all’aperto Ettore Scola, nei giardini della Casa del Cinema di Roma. Un evento particolare, alla presenza della stessa protagonista, Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata, indiscussa icona di stile, creatività e indipendenza, del regista e della direttrice della fotografia Maura Morales Bergmann, recente vincitrice del Premio Pianeta Donna per questo lavoro e del produttore Riccardo Biadene, che riceveranno dalla  presidente SNGCI e dei Nastri d’Argento Laura Delli Colli la targa per la recente candidatura in cinquina ai Nastri d’Argento del film. Interverranno anche Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema e Enrico Bufalini, direttore Archivio Luce Cinecittà.

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Sotto falso nome

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